martedì 20 gennaio 2009

Recensione L'AGE D'OR

Recensione l'age d'or




Regia di Luis Buñuel con Germaine Noizet, Lya Lys, Caridad de Labardesque, Pierre Prévert, Gaston Modot, Max Ernst, José Llorens Artigas

Recensione a cura di amterme63

"Eppure, mi è rimasto qualcosa per tutta la vita del mio passaggio – poco più di tre anni – nelle file esaltate e disordinate del Surrealismo. Quello che mi è rimasto, è innanzitutto quel libero accesso alle profondità dell'essere, riconosciuto e desiderato, quell'appello all'irrazionale, all'oscurità, a tutti gli impulsi che vengono dal nostro io profondo".
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"Il cinema è lo strumento migliore per esprimere il mondo dei sogni, dell'emozioni, dell'istinto".
(Buñuel, Dei miei sospiri estremi.)

Dopo l'uscita di "Un chien andalou", Luis Buñuel diventò molto conosciuto nell'ambiente culturale delle avanguardie europee, ed entrò a far parte del gruppo dei surrealisti insieme a Salvador Dalì.
Per lui fu un'adesione piena e militante allo spirito etico del gruppo e non un trampolino di lancio per mire personalistiche, come fu per Dalì, per cui non pensò di sfruttare l'improvviso clamore intorno al suo nome per tentare la fortuna nell'ambiente ufficiale del cinema. Quello che voleva fare era continuare con il filone surrealista, portare avanti il suo intento di demistificare la natura umana e svelarne la vera essenza.

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