Recensione corpi impazienti
Recensione a cura di Mimmot
Il recente cinema francese, con il film "Corpi impazienti", dell'esordiente Xavier Giannoli (e prima ancora con "Son frère", di Patrice Chereau), sembra avere avviato un discorso molto realistico sul linguaggio dei corpi, visti sia nella loro fisicità che nella loro interiorità.
Un discorso estremamente impegnativo che altre cinematografie, attualmente, paiono ignorare. Un esercizio difficile, nel quale il cinema d'oltralpe si destreggia con sensibilità e padronanza, lasciando spazio alla fantasia ma anche alla durezza della realtà, che spesse volte supera la fantasia.
In questo duplice aspetto di fisicità e interiorità i corpi non sono astrazioni, ma sono corpi "carnali", ovvero viventi, tangibili, sono corpi accorati, sono corpi raggianti, sono corpi dolenti, sono corpi impazienti.
E sono corpi che comunicano. In un ineludibile differire ogni corpo dagli altri corpi e da sé, in un continuo andare a un senso ulteriore. Corpi impazienti. Impazienti per attesa della fine. Impazienti di amare e di toccarsi, di godere e di vivere. E di morire, anche. Corpi nel fulgore della giovinezza e corpi sfiniti dalla malattia.
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