Recensione una vita tranquilla
Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 6,5)
Il passato ti viene a cercare in mezzo ai boschi, come il cacciatore sulle tracce del cinghiale nella bella sequenza di apertura del film. Possono passare quindici anni, puoi dire di aver messo da parte a history of violence e aver scelto una vita tranquilla: alla fine il passato ti ritrova. E occorre farci i conti.
Ciò cui non è dato sottrarsi, è l'irriducibile duplicità per cui il male e il bene convivono in ogni essere umano. In alcune esistenze, bene e male si sono polarizzati in estremità opposte: presto o tardi, torneranno in conflitto.
"Una vita tranquilla" è la seconda prova nel lungometraggio per Claudio Cupellini (dopo la commedia del 2007 "Lezioni di cioccolato"), da un soggetto di Filippo Gravino (vincitore del Premio Solinas 2003), sceneggiato, insieme a Gravino, dallo stesso Cupellini e Guido Iuculano.
E' un bel noir. Carico di tensione, si regge sulla magistrale interpretazione di Toni Servillo, su una sceneggiatura serrata, quasi sempre di buon livello (che mostra però imperdonabili inverosimiglianze verso la fine), e su di una regia sicura, capace di scegliere il giusto taglio delle inquadrature e i giusti movimenti di macchina per rendere veraci i rapporti tra i personaggi e tra i personaggi e l'ambiente.
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