Recensione bella addormentata
Recensione a cura di kowalsky (voto: 7,0)
"Dopo aver già da tempo abbandonato il legame con l'etimo greco di morte buona, il termine eutanasia viene usato nell'attuale dibattito in sensi spesso molto diversi. Frequentemente si distingue fra eutanasia attiva - o positiva, o diretta -, là dove il medico, o chi per lui, interviene direttamente per procurare la morte di un paziente, ed eutanasia passiva - o negativa, o indiretta -, dove si ha invece astensione da interventi che manterrebbero la persona in vita. Si distingue inoltre fra eutanasia volontaria, quella esplicitamente richiesta dal paziente, ed eutanasia non volontaria, quando la volontà del paziente non può essere espressa, perché si tratta di persona incapace.
Eutanasia si oppone talora a distanasia o ad accanimento terapeutico, che indicano invece il ricorso a interventi medici di prolungamento della vita non rispettosi della dignità del paziente.
Una delle caratteristiche definitorie dell'eutanasia è dunque il suo obiettivo di ridurre la sofferenza.
Pazienti con una sofferenza non controllata possono vedere la morte come l'unica fuga dalla sofferenza che stanno sperimentando. In ogni caso, la sofferenza non è solitamente un fattore di rischio indipendente. La variabile significativa nel rapporto fra sofferenza e suicidio è l'interazione fra sofferenza e sentimenti di disperazione e depressione.
In Italia, la pratica eutanasica configura i reati di omicidio del consenziente (Codice Penale art. 579) e di istigazione al suicidio (Art. 580).
Rispetto al suicidio, nell'eutanasia vi è un elemento nuovo: l'intervento di un'altra persona, quasi sempre medico o operatore sanitario, inteso ad alleviare il dolore mettendo fine alla vita di un paziente.
"Bisogna rispettare la libertà del paziente", si ripete spesso da parte dei sostenitori dell'eutanasia: si può rinunciare liberamente alla libertà, alla condizione fondamentale del suo normale esercizio, la vita?
La responsabilità del medico è accostarsi al paziente per alleviarne le sofferenze fisiche e spirituali, non essendo arbitro della sua vita e della sua morte.
Una volta affermato che la vita "senza valore" può essere soppressa, a chi spetterà il diritto e il dovere di stabilire quando la vita è tale?
Perché dovrebbero "beneficiare" del diritto all'eutanasia solo i malati, o solo gli anziani, o solo i malati gravi?"
Estratto da "Eutanasia" di Lorenzo Cantoni, dal sito www.alleanzacattolica.org
ELUANA ENGLARO R.I.P.
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