giovedì 6 settembre 2012

Recensione LA FAIDA

Recensione la faida




Regia di Joshua Marston con Tristan Halilaj, Sindi Laçej, Refet Abazi, Ilire Vinca, Çelaj, Çun Lajçi

Recensione a cura di pompiere (voto: 7,0)

Un cavallo da traino rimorchia Mark (Refet Abazi) e suo figlio Nik (Tristan Halilaj, nel film non ancora diciottenne). Percorrendo quotidianamente il sentiero che fende un terreno particolare, l'animale conduce i padroni fino al punto in cui i due sono costretti a scendere dal calesse per rimuovere dal confine alcune pietre messe lì da Sokol, l'attuale proprietario immobiliare. Il percorso è una scorciatoia utile a non far stancare troppo l'equino, ma Sokol non è dello stesso parere e, durante una sosta al bar del paese, stuzzica Mark rivendicando esosamente i diritti di pertinenza.
Quello che all'apparenza nasce come un attrito facilmente conciliabile, precipita nel dramma quando Sokol viene verosimilmente ucciso da Mark e si trasforma in una lotta tra famiglie che si rifanno a vecchi codici "civili" balcanici che, al giorno d'oggi, sembrano aver perso il senso della misura. L'onore si paga con la vita, il desiderio d'amore con qualche revolverata di avvertimento.

Siamo nell'attuale Albania, l'ambiente è quello di una realtà basata su una vita ai limiti dell'autosostentamento agricolo. La famiglia di Nik abita in una casa in costruzione (il primo piano è un cantiere aperto) probabilmente abusiva, e vive alla giornata grazie alla vendita del pane e al lavoro della madre. Ci sono quattro figli da mantenere tra i quali Rudina (Sindi Lacej), la sorella sedicenne di Nik, più lungimirante e sagace di lui.
I maschi anziani sono come un crocevia di strade chiuse. Legati a ruoli sociali che vengono dal passato, scelgono e decidono i destini delle vite altrui, si sostituiscono al ruolo formativo della scuola, all'educazione nei confronti di una vita moderna. Testardi, seguono alla lettera le vetuste norme del Kanun che prevede il diritto alla vendetta da parte della famiglia di Sokol, la quale può così uccidere qualsiasi parente, purché maschio, del presunto assassino (fuggito non si sa dove).

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