lunedì 8 settembre 2008

Recensione HELLRAISER

Recensione hellraiser




Regia di Clive Barker con Sean Chapman, Ashley Laurence, Clare Higgins, Andrew Robinson

Recensione a cura di Zero00 (voto: 8,5)

Frank Cotton (Sean Chapman), uomo dalle dubbie qualità morali e cultore dei piaceri della carne, apre per mezzo di una scatola a forma di cubo ("La Configurazione del Lamento" o "Cubo di Le Marchand") una porta che conduce verso un'infernale dimensione parallela dominata dai Supplizianti, demoni "cenobiti" il cui compito è quello di torturare per l'eternità chi gli ha evocati.
Anni dopo il fratello Larry (Andrew Robinson) si trasferisce assieme a sua moglie Julia (Clare Higgins) e sua figlia Kristy (la bellissima Ashley Laurence) nella casa dove Frank ha trascorso i suoi ultimi giorni di lussuria. Frank però non è morto, è ancora lì ed è riuscito a sfuggire alla prigionia dei Supplizianti: sarà pronto a qualunque cosa pur di non tornare nel mondo di dolore dei Cenobiti.

E' questa, a grandi linee, la trama di Hellraiser, film horror prodotto nel 1987 e terza opera registica (dopo "Salome" del 1973 e "The Forbidden" del 1978) dello scrittore inglese Clive Barker, tratta dal racconto "The Hellbound Heart", contenuto nella raccolta "Books of Blood" del medesimo autore.
"Clive Barker's Hellraiser" (distribuito in Italia con il titolo "Hellraiser: Non ci sono limiti") è un film dalle tinte fortemente splatter, drammatico, cupo e malato, dotato di un forte appeal dark/punk. Quella che apparentemente non è altro che una sanguinaria storia d'amore, affronta invece in maniera innovativa e spregiudicata (per l'epoca) tematiche notoriamente ben più scottanti quali sesso e morte, non risparmiando frecciate di tagliente anticlericalismo, che in maniera sottile (ma neanche tanto) percorrono la pellicola dall'inizio alla fine.
Barker, autore dal grande talento immaginifico, mette su un castello di inquietanti immagini che più volte sfiorano l'hardcore, non elemosinando su sangue e effetti gore e lasciando poco spazio all'immaginazione dello spettatore. Il risultato e un pugno nello stomaco dalle tinte sadomaso (partendo dai "metodi" e dagli strumenti di tortura per arrivare ai capi in latex dei Cenobiti) che forse lascerà indifferente (difficilmente) lo spettatore moderno ma che, a fine anni ottanta, poteva essere facile motivo di shock e di perplessità.

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