Recensione la rabbia di pasolini
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Recensione a cura di Lot (voto: 8,0)
All'inizio degli anni '60 Gastone Ferranti, editore di Mondo Libero, chiede a Pier Paolo Pasolini, affermato e già controverso autore, di rileggere in forma di saggio cinematografico gli avvenimenti dell'ultimo decennio, lavorando su materiale di repertorio, cinegiornali, interviste e cronache.Dal vaglio di questo materiale (oltre 90.000 metri di pellicola), per lo più semplici resoconti accompagnati da enfasi propagandistica e generalmente poveri di contenuti, Pasolini riesce ad estrarre una serie di sequenze di sintesi, che riteneva potessero aiutarlo ad illustrare il suo pensiero. Ad accompagnare le immagini sarebbero stati i suoi testi, letti in prosa da Renato Guttuso e in poesia da Giorgio Bassani.
Nasce così, già in fase di montaggio, un'opera fortemente disillusa, inquietante, lungimirante e feroce, tanto che il produttore decide di disinnescarne in parte il contenuto potenzialmente eversivo trasformando il film in un dittico, riducendo lo spazio critico di Pasolini e affidandone la controparte al qualunquismo bonario e innocuo di Giovannino Guareschi.Questo nella speranza di un minor rischio, di un miglior ritorno commerciale ma anche e soprattutto nell'ottica generale del 'visto da destra, visto da sinistra', schema giornalistico ad uso e consumo del compromesso democristiano che, in voga ancor oggi, tanti danni ha fatto a chi produce e fruisce del libero pensiero. Precauzione forse utile ma sicuramente riduttiva, dato che il pensiero di Pasolini aveva già superato questi schematismi e lavorava su un'analisi critica radicale di portata ben più ampia, che come noto risulterà scomoda a destra quanto a sinistra.
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