lunedì 15 settembre 2008

Recensione IL BRACCIO VIOLENTO DELLA LEGGE

Recensione il braccio violento della legge




Regia di William Friedkin con Gene Hackman, Fernando Rey, Roy Scheider, Marcel Bozzuffi

Recensione a cura di The Gaunt (voto: 8,5)

Nel 1962 due agenti della narcotici newyorkese, Eddie Egan e Sonny Grosso, portano brillantemente a termine una delle più famose operazioni antidroga in territorio statunitense. Il quantitativo di eroina sequestrato ammonta a 50 chilogrammi: un successo prima di allora senza precedenti. Questo importante fatto di cronaca fu d'ispirazione allo scrittore Robin Moore che ne trasse un romanzo di un certo successo, subito opzionato dal produttore cinematografico Philip D'Antoni ("Bullit").
Lo stesso produttore adocchiò un giovane e promettente regista, William Friedkin, autore di pellicole apprezzate come "Quella notte inventarono lo spogliarello", "Festa di compleanno" e "Festa di compleanno del caro amico Harold". Oltre a ciò Friedkin, prima di dedicarsi completamente al cinema, vantava anche un discreto curriculum televisivo dove si era fatto notare per dei documentari. Uno di essi, in particolare, si intitolava "The thin blue line", resoconto di una giornata passata accanto alle forze dell'ordine di S. Francisco, una specie di "Real TV" ante litteram che convinse D'Antoni ad affidare la regia al giovane Friedkin.
Questa in sostanza è la genesi di una delle pellicole più importanti del genere poliziesco degli anni 70. Il titolo del film ebbe la stessa denominazione dell'operazione antidroga compiuta circa dieci prima: "The French Connection".

Due poliziotti della squadra narcotici di New York (Jimmy Doyle e Buddy Russo) dalla vita sregolata, solitaria, e dai metodi assai violenti, sono in difficoltà con i superiori a causa di alcune operazioni fallite. Basandosi unicamente su vaghi indizi, riescono ad intercettare un'importante spedizione di stupefacenti proveniente da Marsiglia, coordinata da un misterioso e raffinato trafficante francese (Alain Charnier). Affiancati e sorvegliati da due compagni di lavoro, inizia per Doyle e Russo un'indagine complessa fondata su estenuanti pedinamenti, avara di progressi e ricca di insuccessi, che diverrà una vera ossessione. Charnier nel frattempo elude la sorveglianza, ed aiutato da complici americani (Weinstock e Boca), dal killer Pierre Nicoli e dal famoso attore tv Henry Deveraux, fa giungere, a bordo dell'auto di quest'ultimo, la partita di droga in città. Durante il viaggio di ritorno a N.Y. Alain chiede a Pierre di eliminare Doyle. Persa la fiducia da parte dei suoi superiori, Doyle perde il caso ma mentre sta rientrando a casa viene subisce un agguato da Nicoli, piazzato come un cecchino su un tetto. Doyle ingaggia così un lungo inseguimento ma Pierre riesce a prendere un treno e, dopo aver ucciso un poliziotto, a sequestrare il guidatore ed a far continuare la corsa del mezzo oltre la stazione successiva dove Doyle, dopo aver sottratto l'auto ad un cittadino, si stava lanciando.
Pierre, messo alle strette, è costretto ad uccidere anche un controllore e quando al guidatore prende un malore, il treno si va a scontrare con un convoglio fermo sulle rotaie alla stazione seguente. Doyle, che lo ha seguito in un pericoloso inseguimento, riesce a rintracciarlo alla stazione e lo fredda sparandogli alle spalle. Poco dopo sia lui che Russo sono sulle tracce di Boca che ritira da un garage l'auto dell'attore francese e la parcheggia vicino al ponte di Brooklyn dove i due poliziotti si appostano. Dopo un interminabile perquisizione fatta smontando letteralmente il veicolo trovano l'eroina, salvo restituirla nell'automobile apparentemente intatta, per non dare sospetti e poter individuare il luogo dello scambio.

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