lunedì 29 maggio 2006

Recensione BRAZIL

Recensione brazil




Regia di Terry Gilliam con Jonathan Pryce, Robert De Niro, Katherine Helmond, Ian Holm, Bob Hoskins, Michael Palin, Jim Broadbent, Kim Greist, Ian Richardson, Peter Vaughan

Recensione a cura di Laura Ciranna

"Braaaasil papparapperoparapaaaaaa papparapperoparapaaaaaa braseo brasiiiil" avete presente la musichetta carnascialesca che (specialmente nella versione medley con Bri-jit de Bardò Bardò) ha allietato tanti dei vostri gaudenti trenini?
Si? Bene, allora canticchiatela spensieratamente per l'ultima volta, perché dopo la visione di questo film l'aria di Barroso (nelle sue infinite variazioni e interpretazioni che vanno da quella di Kate Bush a Michael Kamer) assumerà un gusto un po' amaro e si velerà della lieve malinconia che talora avvolge il ridestarsi dei sognatori.

Iniziata la visione del film di Terry Gilliam vi troverete in tempo imprecisato in un mondo governato dalla più incredibile e sgangherata tecnologia retrò che sia dato immaginare, un cupo universo futuribile ingessato in un sistema di regole inappellabile che domina le più semplici attività ancorandole a timbri, autorizzazioni e certificati, che ha come scheletro un onnipresente reticolo di tubature di ogni dimensione e colore.
Il governo assicura stabilità e certezze alla società con una astrusa irregimentazione: i criteri di organizzazione sulla base di razionalità, imparzialità, impersonalità danno vita ad una burocrazia inetta e farraginosa che crea il caos ovunque.
In questo mondo il singolo individuo partecipa con pedissequa laboriosità, si fa massa asservita all'ordine e alla regolarità: uomini formica, piccoli e innocui, di per se, ma perfetti ingranaggi dell'elefantiasi totalitaria. La felicità viene cercata nel consumismo sfrenato, nella ricerca dell'eterna giovinezza scolpita dal bisturi, anche quando ci si ritrova ad essere come strane mummie avvolte in fasciature.
Contro l'indifferenza e la follia collettiva resta a lottare una sparuta minoranza di ribelli: dei terroristi bombaroli che cercano di minare il sistema attraverso il sabotaggio. Il loro capo è l'inafferrabile Harry Tuttle (uno spassoso cameo di Robert De Niro), un idraulico sovversivo il cui scopo rivoluzionario è quello di riparare le condutture destinate alla distruzione dalla filosofia consumistica dell'ending is better than mending. Ma questi non è il protagonista della nostra vicenda.

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