venerdì 5 maggio 2006

Recensione CACCIATORE DI TESTE

Recensione cacciatore di teste




Regia di Costa-Gavras con José Garcia, Karin Viard, Geordy Monfils, Christa Theret, Ulrich Tukur, Olivier Gourmet, Yvon Back

Recensione a cura di peucezia

Che la Francia sia molto attenta al mondo del lavoro e alle sue ripercussioni sul sociale è noto da sempre (vedasi le dimostrazioni di piazza degli ultimi tempi che hanno tenuto banco sui quotidiani internazionali).
La cinematografia, da par suo, soprattutto nell'ultimo decennio, ha sfornato alcuni interessanti prodotti sull'argomento lavoro, pellicole forse di nicchia ma che analizzano in maniera puntuale e precisa un'esigenza, una dolenza. Così ecco storie sulle 35 ore e le relative conseguenze, sulla mancanza di posti di lavoro e soprattutto sulla disoccupazione di una fascia di popolazione da sempre considerata portante. A causa di ristrutturazioni aziendali molti uomini e donne ancora nel pieno degli anni (generalmente intorno ai quaranta), si ritrovano all'improvviso privi di occupazione e costretti a ricominciare tutto da capo.
Le conseguenze di questa situazione sono spesso drammatiche, quasi sempre traumatiche.

E' da questo spunto che parte il film di Costa Gavras, regista di origine greca da sempre autore di pellicole di forte impatto sociale e politico. Stavolta il percorso scelto da Gàvras è quello dell'humour nero.
In francese il titolo originale è "Le couperet" cioè la mannaia che cade improvvisamente sulla testa di Bruno, (José Garcìa) il protagonista, quando si trova a perdere il proprio lavoro dopo sedici anni di onorato servizio, in italiano invece si è voluto dare un titolo volutamente ambiguo "Cacciatore di teste" appunto ammiccando maliziosamente, e con la scelta del doppio significato, a quello che Bruno decide di fare con i rivali di eventuali nuovi posti di lavoro.
La vita del protagonista nella sua personale discesa agli inferi psicologica è seguita dal regista con occhio attento.
Agiatezza, una bella casa, una famiglia amorevole: elementi solidi che vengono meno facilmente se mancano le basi su cui si erano costruiti i pilastri.

[...]

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