mercoledì 10 maggio 2006

Recensione LE MELE DI ADAMO

Recensione le mele di adamo




Regia di Anders Thomas Jensen con Nicolas Bro, Tomas Villum Jensen, Ali Kazim, Nikolaj Lie Kaas, Gyrd Løfqvist, Mads Mikkelsen, Lars Ranthe, Peter Reichhardt

Recensione a cura di morgana82

Il film ha il suo nucleo narrativo nei due personaggi opposti Adam e Ivan.
Adam è un neonazista appena uscito di galera che, per poter ottenere la libertà, dovrà affrontare tre mesi di recupero in una comunità, in aperta campagna, gestita da un prete protestante, Ivan.
Adam è un uomo silenzioso, devoto alla violenza, violenza che per la maggior parte del film rimane la sua unica forma esplicata di comunicazione ed interrelazione personale. E' essenzialmente un uomo concreto, fortemente attaccato alle realtà.
Ivan, al contrario, è un prete protestante, forse più che buono, buonista, che dedica la maggior parte del tempo a porgere l'altra guancia a tutte le violenze verbali e fisiche che gli vengono inflitte.
E' un uomo di chiesa, che ha fatto della fede uno scudo, grazie al quale proteggersi dalla vista della verità. Ha tentato, in parte anche riuscendoci, di fare della fede il motore per andare avanti, oscurando i ricordi di quegli avvenimenti distruttivi della sua vita che gli vengono spesso di nuovo incontro.
Ha trasformato la sua intera esistenza in evento lieto, governato dalla volontà divina e oscurato a volte dalle tentazioni del diavolo.
Una vita la sua che non è parte integrante della realtà ma che, in verità, le corre accanto parallela; un uomo ferito dal destino, segnato da una malattia incurabile, deluso e amareggiato, nel profondo di se stesso, nei confronti della sua esistenza e di Dio.

Nei mesi che lo vedranno membro della comunità di padre Ivan, Adam cercherà, senza troppa convinzione, di portare a compimento quello scopo che Ivan gli ha prefisso all'inizio del suo percorso personale: cucinare una torta di mele fatta in casa.
Si ritroverà, però, senza intenzione, nel vortice della pazzia dei personaggi di contorno che da anni vivono sotto la tutela di padre Ivan.
Sono personalità contorte, turbate da forme perverse di autolesionismo, fuori, senza possibilità di cambiamento, da quegli schemi di vita che il prete ha cucito loro addosso durante la riabilitazione. In una rete di relazioni personali assolutamente inedite ed esilaranti, padre Ivan si renderà conto che, a differenza di quanto ha sempre creduto, nessuno dei suoi ragazzi ha fatto progressi nella redenzione dai mali del mondo.
Ghunner, un cleptomane maniaco sessuale, alcolista e insicuro; l'afghano soprannominato "Kabul" pistola, passamontagna e tante parolacce; Sara, abbandonata dal compagno dopo aver scoperto di aspettare un figlio probabilmente handicappato; infine il medico, l'unico che dalla storia non subirà cambiamenti, che continuerà, esprimendosi in termini poco ortodossi o medici, a rimanere indifferente alle vicende drammatiche della vita altrui.

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