Recensione the road
Recensione a cura di kowalsky (voto: 6,0)
"Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto. Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato. Come l'inizio di un freddo glaucoma che offuscava il mondo".
("The road", Corman McCarthy)
Il cinema fatica ogni volta di più a rappresentare il nostro immaginario ed a concretizzarlo nelle paure ataviche di una profezia futura. Sembra arrendersi all'evidenza, all'impossibilità di creare uno spazio, una lettura inedita, anche attraverso le minacce - sempre meno improbabili - dell'universo letterario.
Il cinema contemporaneo sembra complice di una maschera, per cui, per quanto discutibile, il volto divistico di Will Smith nella recente versione cinematografica di un classico Mathesoniano ("Io sono leggenda") assiste inerme alla fine definitiva del blockbuster classico, consegnato ai posteri di una tangibile prospettiva "umana".
"The road" non è forse soltanto la "cartolina inerte di un'apocalisse prossima ventura", come ha duramente giudicato Paolo Mereghetti sul "Corriere", ma travisa lo spirito di un romanzo universale come quello di McCarthy oltre che deludere le tante aspettative della critica e degli spettatori.
Il "viaggio" di un uomo e di suo figlio davanti alle macerie di un mondo perduto, di una civiltà distrutta e senza speranza, non può e non deve ridursi all'aspetto iconografico di uno scenario apocalittico di una certa suggestione visiva (l'ottima fotografia di Xavier Aguirre, così scarna e sommessa, così sinistra e placidamente terrificante!).
Hillcoat affonda nelle pieghe del bellissimo romanzo di McCarthy senza lasciare traccia: l'eterna e inesorabile sopravvivenza (e lotta contro o in favore di ogni anelito di speranza) dei due protagonisti sembra essa stessa denutrita dalle ambizioni mccarthiane, che osava sfidare ogni regola sconfinando l'atrocità del mondo distrutto nei territori della fede perduta (Cristologica, forse), del plausibile assassinio di un padre verso il proprio figlio, dell'amore che annienta la morte, della separazione "divina" con la sacralità della famiglia, del terribile dramma umano dell'Uomo che non riconosce più il senso della propria esistenza, nè il suo habitat naturale ("Forse per la prima volta capì che ai suoi occhi lui era un alieno. Un essere venuto da un pianeta che non esisteva più").
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