Recensione tehroun
Recensione a cura di Lot (voto: 7,0)
Teheran. Ibrahim, Fatah e Madjid vivono di espedienti in un sobborgo periferico della città. Ibrahim chiede l'elemosina ai passanti, portando con sè un bambino preso in affitto per poterli meglio impietosire. In realtà è solamente in cerca di lavoro e ha una moglie incinta che, da un piccolo villaggio a sud della capitale, lo raggiunge in città dove ne scopre le reali condizioni. Un giorno però il bambino viene rapito da una giovane prostituta e la vicenda, dai tratti inizialmente neorealisti (il bambino strumento unico di lavoro come la bicicletta di De Sica), assume i colori del noir, trascinando i protagonisti nella spirale del dramma.
Filtra in modi sempre diversi e originali, tra le maglie della censura, il dissenso iraniano; dalle ipnotiche animazioni della Satrapi ai recenti Donne senza uomini della Neshat e I gatti persiani dell'esiliato Ghobadi, girato in pochi giorni in clandestinità, fino a quest'ultimo Tehroun, primo lungometraggio del franco-iraniano Nader T. Homayoun, vincitore della settimana della critica a Venezia.
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