martedì 6 aprile 2010

Recensione AN EDUCATION

Recensione an education




Regia di Lone Scherfig con Carey Mulligan, Peter Sarsgaard, Alfred Molina, Cara Seymour, Matthew Beard, Dominic Cooper, Rosamund Pike, Emma Thompson, Olivia Williams

Recensione a cura di Terry Malloy

La formula narrativa del "sedotta e abbandonata" ha da sempre interessato il Cinema e, alla lontana, le letterature di ogni epoca; ha poi da sempre affascinato noi, un pubblico avido di sapere come potrebbe o sarebbe potuto andare finire ciò che ognuno di noi nel secretum della nostra cameretta, saturi di una vita noiosa e insoddisfacente, abbiamo lacrimando sognato: mollare tutto e cambiare vita.
Spesso l'input a una tale drastica decisione ci è offerto da giovanotti (ebbene sì, a covare questo instabile bovarismo sono soprattutto le signorine) misteriosi e seducenti, unanimemente più anziani, che vantano il fascino della Porche (o della Bristol, se vogliamo inanzitutto ricondurci al film). Già il tenero Ciclope teocriteo, al fine di portarsi in caverna la dolce Galatea, vanta nella sua raffinatissima apologia il possesso di cuccioli d'orso, di formaggi e di latte sempre a disposizione; al di là dell'anacronismo dell'esempio, rimane nudo e crudo un concetto: la protezione.
Da che mondo è mondo, le donne e soprattutto le ragazzine hanno solcato gli oceani e disobbedito ai loro ben più saggi genitori per un miraggio, un desiderio che, a osservare le loro storie, si autonega. Cosa spinga infatti una giovane e brillante ragazzina della Londra anni '60 a cercare sicurezze in un ometto che passa le sue giornate a rubare oggetti di valore e a frodare vecchie vittoriane signore dal pregiudizio facile, non ci è dato saperlo. Possiamo però capirla, e divertirci e sognare con lei, e ridere e piangere per quella che è una curiosa e irriverente storia inglese di terrorismo adolescenziale.

La bella e ribelle Jenny fa parte infatti di quelle persone che per saggezza e intelligenza, ma pure per opportunismo, hanno conservato un bel rapporto coi loro esigenti genitori i quali occupano quasi al 90% la loro foruncolosa e gracile vita di studenti: ottimi voti a scuola, hobby e passioni controllate, non troppo interessate agli uomini (spettacolare la figura del ragazzino, di lei spasimante), in grado di stemperare con l'ironia l'assordante monotonia delle loro giornate. Va da sé che l'incontrare un uomo affascinante, scanzonato, misterioso, ricco e soprattutto interessato al contorto universo femminile di una sciocca, ma in fiore liceale porta la suddetta alla follia d'amore e al, fin dall'inizio proclamato, disastroso finale. Il mito dell'uomo maturo, forte, impetuoso e travolgente, che ha frequentato "l'università della vita", colpisce le donne del nostro cinema, come aveva colpito la Natascia di Tolstoj che, più in guerra che in pace con se stessa, rinuncia a ciò che è sicuro e consolidato nella sua vita (il fidanzamento col principe Bolkonski) e vola tra le braccia dell'irresistibile e bellissimo principe Kuraghin, mascalzone di prim'ordine. Ma (Dio ci preservi da grotteschi paragoni con il più grande romanzo da uomo scritto) se in Tolstoj la tradizione formula del "sedotta e abbandonata" ha dato luogo a un personaggio che osserva evoluzioni letterarie che toccano vertici di himalayano splendore, in Scherfig ci limiteremo a prendere atto della cosa e a rincuorarci di un più che necessario happy ending.

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