Recensione green zone
Recensione a cura di Giordano Biagio
Il regista Paul Greengrass e l'attore Matt Damon tornano a lavorare insieme, dopo "The Bourne Supremacy" e "The Bourne Ultimatum-Il ritorno dello sciacallo", nel film "Green Zone". Il binomio continua a funzionare a meraviglia in un film sulla guerra irachena del 2003, con una pellicola eccezionale per verismo delle immagini, suspense delle azioni, ma soprattutto per la credibilità dell'eroe di turno, l'ufficiale Roy Miller, impersonato da Matt Damon, che anziché trovare nel deserto armi chimiche di distruzione di massa finirà per scovare complotti politici dietro ogni angolo, costringendolo ad un risveglio di coscienza che lo porterà a deviare da ogni direttiva impostagli dall'alto e a cercare la soluzione del rebus politico principale.
Paul Greengrass sceglie di sceneggiare il film con una trama semplice e lineare, privilegiando l'aspetto visuale dell'azione, della cinepresa (Barry Ackroyd) ispirata nel suo lavoro al solo momento del ciak, che riempie ogni scena di un evento di guerra specifico, ben dettagliato, ricco di tensione, in una successione di immagini sempre più drammatica che sembra avvisare lo spettatore dell'avvicinamento a verità essenziali, a realtà non più intuite o ipotizzate ma del tutto visibili.
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