martedì 27 aprile 2010

Recensione LA CITTA' VERRA' DISTRUTTA ALL'ALBA (2010)

Recensione la citta' verra' distrutta all'alba (2010)




Regia di Breck Eisner con Timothy Olyphant, Radha Mitchell, Joe Anderson, Danielle Panabaker, Preston Bailey

Recensione a cura di Giordano Biagio

David Dutton, sceriffo di una piccola città del Kansas di 1300 abitanti di nome Ogden Marsh, in una tranquilla giornata di inizio primavera è costretto a uccidere per legittima difesa un cittadino della sua contea, entrato abusivamente nel campo di baseball durante la partita della squadra locale, con l'intenzione di fare una strage.
Il ripetersi in diverse circostanze di episodi simili porterà lo sceriffo ad indagare più in profondità sugli strani eventi, scoprendo una relazione tra i resti di un grosso aereo precipitato in una laguna prossima al paese e quanto sta accadendo di tragico nella sua contea.
David, ormai consapevole che l'origine di ciò che sta accadendo è dovuta ad un pericoloso carico di virus dell'aereo, chiude il rubinetto generale dell'acquedotto nella speranza di arginare il contagio, incurante delle eventuali proteste degli imprenditori agricoli; ma ormai è troppo tardi.

Il film, ricco di situazioni ben drammatizzate e di un tema contenutistico realistico, credibile, come la coltivazione virale legata all'ingegneria genetica, brilla rispetto all'originale del 1973 per il suo azzeccato rapporto tra finzione e vita reale del quotidiano, fantasia e abitudini giornaliere di un piccolo paese agricolo americano, un rapporto che impedisce alla fantasia di prendere troppo il largo, consentendo allo spettatore un gioco di identificazione e proiezione su oggetti e situazioni che lo riguardarlo molto da vicino.
Inoltre la figura centrale della coppia dei protagonisti impegnati in un ruolo da eroi del film è riuscita, funziona a meraviglia, perché si cala in un contesto dove nulla è dato per scontato, costringendo i due coniugi, per sfuggire alla morte, a situazioni ad alto rischio, sempre animate da un suspense invidiabile o da tensioni raffigurate in modi nuovi, dove le immagini del pericolo si muovono con un ritmo a incastri sorprendenti, di grande effetto, ben supportate da tecnologie inedite, di avanguardia, che riescono a renderle ancora più credibili perché imitano meglio una realtà che il film si limita solo a montarla in una diversa velocità e sequenza, per stupire e impaurire.

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