martedì 30 giugno 2009

Recensione UNA NOTTE DA LEONI

Recensione una notte da leoni




Regia di Todd Phillips con Bradley Cooper, Heather Graham, Justin Bartha, Zach Galifianakis, Ken Jeong, Ed Helms, Rachael Harris, Gillian Vigman, Dan Finnerty, Bryan Callen, Sondra Currie

Recensione a cura di maxpayne230 (voto: 7,5)

Un gruppo di amici decide di festeggiare la festa di addio al celibato di uno di loro, a Las Vegas, in una meravigliosa suite di lusso. La mattina dopo, si risvegliano senza alcuna memoria della serata precedente, con la suite distrutta, una tigre in bagno e un bebè in un armadietto. Ma la cosa peggiore è la scomparsa del futuro sposo...

In un panorama cinematografico in cui il genere commedia è sommerso e soffocato dai vari "Movie" e dalle eventuali commediole commerciali, Una Notte Da Leoni spicca per simpatia e originalità della trama, quasi assurda, ma accettabile in qualsiasi canone. Il regista Todd Philips, reduce da commediole adolescenziali come Road Trip e Old School e da una sorprendente candidatura all'Oscar per la sceneggiatura di Borat: Studio Culturale Sull'America A Beneficio Della Gloriosa Nazione Del Kazakistan, dirige questa commedia americana dal retrogusto commerciale, ma che sorprende lo spettatore sotto parecchi aspetti.

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Recensione LA SCANDALOSA VITA DI BETTIE PAGE

Recensione la scandalosa vita di bettie page




Regia di Mary Harron con Gretchen Mol, Chris Bauer, Jared Harris

Recensione a cura di Giordano Biagio

"La scandalosa vita di Bettie Page", di Mary Harron, è un'opera a lungo attesa, agognata dai cinefili più raffinati, quelli dal gusto collezionistico ricercato. Inspiegabilmente Bettie Page è rimasta per troppo tempo assente dai programmi dei produttori cinematografici, pur essendo la vita della modella ricca di quegli ingredienti storici e di costume da sempre idonei a soddisfare una forte domanda di mercato.

La vita di un personaggio femminile come Bettie Page non è stata però mai trascurata dagli altri media; è stata anzi per un certo periodo il simbolo di tutta un'epoca, l'emblema straordinario di una complessa evoluzione del costume sessuale che procedeva, a ritmi inarrestabili, verso forme di emancipazione femminile del tutto inedite.
Il periodo che va dal 1949 alla fine degli anni '50 è caratterizzato infatti negli Stati Uniti da una significativa trasgressione dai rigidi costumi sessuali legati al puritanesimo, con una progressiva liberazione, tramite stampa e filmati brevi, da tabù considerati atavici che non ha precedenti; Bettie Page è stata, un po' inconsapevolmente, tra le protagoniste di questa fase progressista diventando una donna il cui nome veniva sempre più associato a quello dello scandalo, del riscatto sociale con il naturalismo del corpo che metteva in scacco l'ipocrisia sollecitando il pubblico delle riviste a godere senza colpe le immagini erotiche la cui tiratura cresceva in modo esponenziale. Bettie è stata una precorritrice del femminismo più moderno.

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lunedì 29 giugno 2009

Recensione ANAMORPH

Recensione anamorph




Regia di Henry Miller con Willem Dafoe, Scott Speedman, Peter Stormare, Clea DuVall, James Rebhorn, Amy Carlson, Yul Vazquez, Don Harvey, Paul Lazar, Edward Hibbert, Amir Arison, Michael Buscemi, Desire Casado, Robert C. Kirk, Marcia Haufrecht, Monique Curnen

Recensione a cura di Anna Maria Pelella

Stan Aubray è un detective della polizia di New York che cinque anni prima ha lavorato a un caso che tuttora lo tormenta. La storia all'epoca si concluse con la morte del sospetto, e con quella di una ragazza che Stan conosceva, e per la quale si sente ancora in colpa. Improvvisamente un nuovo caso lo richiama dall'esilio in cui si era rifugiato, dal momento che sembra avere caratteristiche in comune col vecchio fascicolo di cui lui si era occupato. Ma le analogie saranno solo l'inizio dei guai che Stan si troverà di fronte.

Anamorph è esattamente il genere di film che comincia a fare capolino nelle sale d'estate. Quando la gente non ama complicarsi la vita e preferisce delle innocue scemate. O un po' di brividi per contrastare il caldo, oppure semplicemente un film che dimenticherà appena uscito dal cinema.
Ma quello che proprio chiunque non gradisce mai, qualunque sia la stagione in corso, è esser preso per stupido. Passi per la trama di riporto, ma così di riporto che di più non si può. Passi pure per il detective stropicciato dalla vita e dai casi che gliela avvelenano. Ma un intero film in cui non accade praticamente nulla che abbia un senso per tutto il tempo è decisamente troppo.

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Recensione SALO' O LE 120 GIORNATE DI SODOMA

Recensione salo' o le 120 giornate di sodoma




Regia di Pier Paolo Pasolini con Paolo Bonacelli, Giorgio Cataldi, Umberto Paolo Quintavalle, Aldo Valletti, Caterina Boratto, Hélène Surgère, Sonia Saviange

Recensione a cura di Zero00 (voto: 9,5)

Si avvisa il lettore che la recensione contiene elementi di spoiler; si consiglia di proseguire nella lettura solo qualora si sia già visto il film.

"L'ansia del consumo è un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero: perché questo è l'ordine che egli inconsciamente ha ricevuto, e a cui deve obbedire, a patto di sentirsi 'diverso'. Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza. L'uguaglianza non è stata infatti conquistata, ma è una falsa uguaglianza ricevuta in regalo."
(Pier Paolo Pasolini, "Scritti Corsari")

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venerdì 26 giugno 2009

Recensione CORALINE E LA PORTA MAGICA

Recensione coraline e la porta magica




Regia di Henry Selick con Dakota Fanning, Teri Hatcher, Keith David, Ian McShane, Jennifer Saunders, Dawn French

Recensione a cura di pompiere (voto: 5,0)

Coraline Jones è una smorfiosetta spernacchiante e lentigginosa che si irrigidisce facilmente come la sua bacchetta da rabdomante, si tinge le unghie di blu (un'idea degli autori perché, così, fa tanto funesta e ribelle?), è terribilmente annoiata e non sa cosa fare nella casa "nuova" di 150 anni dove la famiglia si è trasferita.
I genitori non hanno tempo da dedicargli, la madre porta il collare in seguito a un incidente e il padre scrive a capofitto al computer un catalogo da giardino; la prima dovrebbe dedicarsi alle pulizie, il secondo alla cucina (ma quello che porta in tavola si limita solo a dello schifosissimo porridge e ad altra roba che chiama gelato e che, tuttavia, assomiglia più alla melma).
Un giorno, scorazzando qua e là per la grande abitazione, la bambina attraversa una porta segreta e scopre una versione alternativa alla sua uggiosa esistenza...

Diretto da Henry Selick, il regista di The Nightmare Before Christmas, Coraline si mette in evidenza per la notevole somiglianza (anche troppo spiccata) nei confronti del suo predecessore, grazie alla tipologia dei personaggi animati e delle altre creature od oggetti. Per il gusto sottilmente macabro, visto che, sulla sigla d'inizio del film, si mostra lo smembramento di una bambolina con tanto di fuoriuscita dei fili che la tengono insieme e spezzettamento delle imbottiture esibito in modo un po' osceno e sconveniente (si preferisce smembrare dalla bocca e si decide di palesarlo). Per le atmosfere lugubri, poco illuminate e deprimenti.

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Recensione I TENENBAUM

Recensione i tenenbaum




Regia di Wes Anderson con Gene Hackman, Anjelica Huston, Gwyneth Paltrow, Ben Stiller, Luke Wilson, Owen Wilson

Recensione a cura di Jellybelly (voto: 8,0)

Prendete "La famiglia Winshaw", romanzo di culto di Jonathan Coe, ripulitelo (ma non eccessivamente) dei tratti di cattiveria dei suoi protagonisti ed aggiungete una abbondante spolverata di idiozia: otterrete "I Tenenbaum", terzo lungometraggio firmato dal talentuoso regista Wes Anderson dopo "Un colpo da dilettanti" e "Rushmore".

Quella dei Tenenbaum è una famiglia molto particolare, segnata dalle intemperanze del capostipite Royal (Gene Hackman), avvocato di successo finito sul lastrico a causa della sua propensione alle frodi, che gli costerà l'affetto della moglie Etheline (Anjelica Huston), brillante archeologa, e dei figli Chas, Richie e Margot.
Proprio i tre figli rappresentavano il maggiore orgoglio della famiglia, ciascuno con il proprio talento speciale che lo rendeva un enfant prodige: Chas era un mago della finanza che aveva guadagnato il primo milione ancora adolescente; Richie era un asso del tennis e Margot, adottata da Royal ed Etheline ancora neonata, era una drammaturga di talento. Dopo vent'anni di scandali e tradimenti le loro capacità e la loro serenità erano ormai svanite, finché il ritorno del padre, il vecchio Royal, non smuoverà le acque salvando "una nave destinata ad affondare".

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giovedì 25 giugno 2009

Recensione AMORE & ALTRI CRIMINI

Recensione amore & altri crimini




Regia di Stefan Arsenijevic con Anica Dobra, Vuk Kostic, Milena Dravic, Fedja Stojanovic, Hanna Schwamborn

Recensione a cura di Mimmot

Vivere a Belgrado e avere voglia di fuggire lontano, di cambiare vita, anche a costo di chiudere definitivamente un intero pezzo della propria vita.

E' questo il progetto segreto di Anica, una ragazza non più giovanissima, che da quando ha capito che la vita le sta sfuggendo dalle mani, sogna di lasciarsi alle spalle una esistenza mediocre che l'ha fatta appassire prima del tempo e concedersi una nuova possibilità. Forse l'ultima. Purché altrove. La vita che l'ha resa triste e insoddisfatta è quella vissuta fino ad ora con Milutin, un piccolo e scalcagnato boss di quartiere ormai altramonto, che non l'ha resa felice e non ha saputo darle certezze. Ossessionato da un matrimonio fallito e con una figlia problematica a carico, Milutin vive e "lavora" in un degradato quartiere della periferia belgradese, taglieggiando i piccoli commercianti della zona e i poveri proprietari dei chioschi alimentari, con un solarium scarsamente frequentato a far da copertura.
Il legame con Anica langue ormai da lungo tempo e, per entrambi, si è ormai svuotato di qualunque significato, anche se continuano a stare insieme, forse più per abitudine che per amore. E così, pensando di dare una svolta definitiva alla sua vita, Anica decide di trancare la sua relazione con Milutin, di lasciare la Serbia e di rifugiarsi in Russia, il nuovo eldorado immaginario, cercando di costruirsi una nuova vita, qualunque essa sia, purchè lontana dallo squallore quotidiano e lontana da tutti e non tornare mai più.

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Recensione LA FINESTRA SUL CORTILE

Recensione la finestra sul cortile




Regia di Alfred Hitchcock con James Stewart, Grace Kelly, Wendell Corey, Thelma Ritter, Raymond Burr, Judith Evelyn

Recensione a cura di pompiere (voto: 10,0)

Si aprono lentamente le tendine su di un cortile newyorkese, composto da un piccolo grande Universo: una ballerina continua i suoi esercizi anche mentre prepara la colazione e cura la sua solitudine amorosa a colpi di spazzola, un compositore di pianoforte cerca l'ispirazione, un rappresentante di gioielli con la moglie malata conduce una vita ritirata, una coppia di freschi sposini è in perenne accoppiamento, Miss Cuore Solitario attende il Principe Azzurro, una scultrice di opere astratte lavora superficialmente.
Il fotoreporter Jefferies, per lo più votato all'avventura, è bloccato su di una sedia a rotelle perché si è rotto una gamba: il suo ultimo servizio su una corsa automobilistica è stato troppo ravvicinato e da sei settimane ne sta pagando le conseguenze. La noia lo sta assalendo e ha, come unica scappatoia, quella di curiosare sulle attività dei vicini. Manca solo una settimana alla tanto sospirata libertà motoria e Hitchcock sembra volerlo aiutare quando lo vediamo sistemare l'orologio in una delle sue tipiche apparizioni; ma il tempo, per Jefferies, scorrerà più in fretta di quanto non possa immaginare...

"La finestra sul cortile" (nominato all'Oscar per la Miglior Regia, la Sceneggiatura, la Fotografia e il Sonoro) è il più felice esempio del cinema di Hitchcock, il suo film più rappresentativo. Si notano subito la genialità tecnica, la capacità di raccontare una storia in modo unicamente accattivante, lo humour e, dal punto di vista tematico, sono presenti il voyeurismo mescolato alle relazioni sentimentali e alla sessualità.

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mercoledì 24 giugno 2009

Recensione DEAD SILENCE

Recensione dead silence




Regia di James Wan con Ryan Kwanten, Amber Valletta, Donnie Wahlberg

Recensione a cura di Anna Maria Pelella

I coniugi Ashen vivono lontano dalla loro cittadina di origine, la minuscola Ravens Fair. Una sera gli viene recapitata una scatola contenente un pupazzo di quelli solitamente usati dai ventriloqui. Subito dopo Lisa viene uccisa, e Jamie sospettato dell'accaduto.
Fermamente convinto a provare la sua innocenza e la contemporanea implicazione del pupazzo negli eventi, Jamie decide di tornare alla città natale per indagare su una vecchia leggenda che parla di Mary Shaw, ventriloqua famosa anni prima che era stata uccisa da un gruppo di persone convinte del suo coinvolgimento nella sparizione di alcuni ragazzini.

I pupazzi dei ventriloqui, si sa, sono assai inquietanti. Quasi tutti hanno un'espressione niente affatto amichevole, e viene sempre da chiedersi, guardandoli, come sia possibile che un bambino possa assistere ad uno spettacolo con un pupazzo ventriloquo e continuare a dormire la notte. Anche questo qui non fa eccezione, ha persino una sinistra somiglianza con una marionetta di argentiana memoria. Ed è proprio a partire dall'arrivo del pupazzo che la vita dei coniugi Ashen si complica, anzi in verità diventa proprio un incubo. Lo smarrito Jamie insegue una reminiscenza dell'infanzia fin nel suo paese natio, solo per incontrare il dannato pupazzo dietro ogni angolo, il quale si ostina a tornare anche dopo un seppellimento, complice un poliziotto troppo solerte ed impiccione. Suo padre conosce la storia ma si guarda bene dal parlargliene e Jamie dovrà fare da solo tutta l'indagine che, se da una parte lo scagionerebbe, dall'altra gli darebbe seriamente da pensare circa il suo stato mentale. Naturalmente scopriremo i segreti del paesino non appena Jamie si metterà ad indagare, e non si tratta certo di accadimenti particolarmente originali.

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martedì 23 giugno 2009

Recensione TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL SESSO MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE

Recensione tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere




Regia di Woody Allen con John Carradine, Woody Allen, Lou Jacobi, Gene Wilder, Louise Lasser, Anthony Quayle, Tony Randall, Lynn Redgrave, Burt Reynolds, Elaine Giftos, Heather MacRae, Jack Barry, Erin Fleming, Toni Holt, Robert Q. Lewis, Pamela Mason, Sidney Miller

Recensione a cura di ele*noir (voto: 7,0)

Quando il dottor David Reuben scrisse il manuale educativo "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso... ma non avete mai osato chiedere" alla fine degli anni Sessanta, non aveva sicuramente in mente una sua trasposizione cinematografica, né tantomeno una diversa interpretazione eziologica sul sesso e tutto ciò che concerne. Woody Allen invece ne trasse ispirazione per un film, nel quale affrontò, a suo modo (e che modo), alcuni dei quesiti più azzardati per le coscienze perbeniste degli anni Settanta (ma non del tutto svanite attualmente) tratti dall'omonimo libro.

Il film racchiude sette episodi, ed ognuno di essi esplicita in maniera alquanto inusuale e bizzarra una risposta a una domanda, un dubbio o qualsivoglia curiosità in ambito sessuale. Un giullare avrà a che fare con gli afrodisiaci, un dottore conoscerà un nuovo mondo attraverso un pastore armeno e la sua pecora, un marito italiano s'impegnerà per far raggiungere l'orgasmo alla moglie, un uomo di mezza età verrà scoperto durante uno dei suoi divertimenti preferiti, un surreale quiz televisivo sulle perversioni ospiterà un rabbino, uno studente e una giornalista si avventureranno nello studio di un sessuologo sperimentale e noi ci avventureremo nel corpo umano per capire cosa succede durante l'eiaculazione. In sintesi, sono questi i soggetti che animano il discorso sul sesso alleniano.

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lunedì 22 giugno 2009

Recensione EXILED

Recensione exiled




Regia di Johnnie To con Anthony Wong Chau-Sang, Francis Ng, Simon Yam

Recensione a cura di Anna Maria Pelella

Macao 1998, a pochi mesi del passaggio di consegne tra i governi portoghese e cinese che provocherà la fuga di tutti quelli che hanno fatto fortuna e che temono di perdere il loro potere sotto il governo cinese. Wo è appena tornato con sua moglie e il loro bambino di un mese, dopo anni di vagabondaggio per sfuggire alle conseguenze del suo tentativo di uccidere il boss Fay.
Ovviamente appena messo piede in città le conseguenze si manifesteranno sotto l'aspetto dei suoi vecchi colleghi. Due di loro sono sotto casa sua con l'incarico di ucciderlo e altri due con quello di proteggerlo.

Trentasei ore prima di andare in pensione un vecchio commissario assiste impotente, e anche con una buona dose di vigliaccheria, alle sparatorie che si consumano nel suo quartiere. La conta a rovescio per la tanto agognata pensione si consuma per strada, ma al riparo di un'auto, al cui interno gli spari arrivano attutiti. E alla fine saranno stati giorni tranquilli in cui non sarà stato affatto necessario scendere dall'auto.
In queste ore, scandite dai silenzi che amplificano il suono delle pallottole, i quattro killer mandati a fare da protettori e da assassini del loro vecchio compagno faranno in modo di complicare ulteriormente la faccenda. E se dapprima c'era un boss arrabbiato e un killer sulla lista delle esecuzioni, poi ci saranno cinque fuggiaschi in cerca di soldi facili e con l'incredibile sfortuna di incappare ogni tre passi nel loro mandante e nemesi: il corrotto boss Fay.

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Recensione NON SI SEVIZIA UN PAPERINO

Recensione non si sevizia un paperino




Regia di Lucio Fulci con Tomas Milian, Irene Papas, George Wilson, Florinda Bolkan, Barbara Bouchet

Recensione a cura di pompiere (voto: 8,5)

Florinda Bolkan scava forsennatamente con le unghie su di un terreno aspro e roccioso, a due passi dall'autostrada, fino a che non rinviene un piccolo scheletro umano...

È l'inizio di "Non si sevizia un paperino", uno dei film più conosciuti di Lucio Fulci, che si svolge nell'immaginario paese di "Accendura", un minuscolo e misero territorio tra i monti della Lucania, dove Bruno Lo Cascio, dodicenne, risulta disperso; il padre ha ricevuto una telefonata anonima, quale richiesta di una somma in denaro come riscatto. Ma non sarà il pagamento a salvare la vita al piccolo. E di lì a poco un altro ragazzino viene ritrovato strangolato...
Strani personaggi animano il piccolo paese: si va dalla fattucchiera (Florinda Bolkan, appunto) impegnata tra arti magiche, bamboline vodoo e spilloni, ai fanciulli cresciuti troppo in fretta che fumano con disinvoltura, dalle poppute meretrici che concedono i loro favori, al guardone del villaggio. Per fortuna che c'è anche Don Alberto, un sacerdote che cerca di togliere dalla strada i giovani per avvicinarli alla Chiesa organizzando attività sportive e ricreative, un prete poco tollerante e bacchettone che censura pure le riviste in arrivo presso l'edicola.
Tra i nuovi approdati vi sono la signorina milanese ex-tossicomane Patrizia (Barbara Bouchet), una donna procace e sarcastica che prima irretisce un ragazzino mostrandosi nuda e poi apostrofa così l'officiante del paese: "Allora, Don Alberto, che hanno deciso a Roma? Vi potete sposare?", e Andrea Martelli (Tomas Milian), giornalista de "La notte" di Milano, venuto a rendere conto dei delitti compiuti verso le giovani creature e ben presto coinvolto direttamente nell'intrigo.

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venerdì 19 giugno 2009

Recensione GHOST DOG - IL CODICE DEL SAMURAI

Recensione ghost dog - il codice del samurai




Regia di Jim Jarmusch con Forest Whitaker, John Tormey, Cliff Gorman, Henry Silva, Isaach De Bankolé, Tricia Vessey, Victor Argo

Recensione a cura di ele*noir (voto: 7,5)

"Si dice che ciò che siamo soliti definire "lo spirito di un'epoca" sia una cosa a cui non possiamo tornare.
Il fatto che questo spirito tende gradatamente a dissiparsi è dovuto all'approssimarsi della fine del mondo. Pertanto sebbene coltiviamo il desiderio di riportare il mondo contemporaneo allo spirito di cento o più anni fa, ciò non è possibile, dunque è importante che da ogni generazione si tragga il meglio.
"

Nei sobborghi di una città come tante vive in completa solitudine un ragazzo afroamericano che si fa chiamare Ghost Dog. La sua vita sposa i precetti dell'antica filosofia del Samurai, attenendosi letteralmente ad essa. Fondametale, tra le altre, è la regola secondo cui deve porsi al completo servizio di un altro uomo. La scelta di Ghost Dog ricade su un malavitoso italoamericano che in passato gli salvò la vita: diviene così un killer per conto del suo signore, membro di un clan mafioso. Quando, nello svolgere l'ultima missione, la situazione prevista muta inaspettatamente, Ghost Dog dovrà uscire allo scoperto per affrontare "la famiglia" e il rapporto con il suo signore.

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