Recensione the good, the bad, the weird
Recensione a cura di Nicola Picchi (voto: 7,0)
Nella Manciuria degli anni '30, una leggendaria mappa del tesoro viene venduta all'armata di occupazione giapponese da un'organizzazione criminale coreana. Il capo dell'organizzazione, stuzzicato dal miraggio del doppio guadagno, assolda il killer Park Chang-yi (The Bad) perché la recuperi subito dopo lo scambio. Contemporaneamente, il Movimento per l'Indipendenza della Corea (all'epoca colonia del Giappone) assume il bounty-killer Park Do-won (The Good) perché si impadronisca del prezioso oggetto; Do-won accetta ben volentieri, anche perché prevede di incassare la sostanziosa taglia sulla testa di Chang-yi. Ma i loro piani verranno mandati a monte dall'inaspettato arrivo di Yun Tae-gu (The Weird), il quale rapina il treno su cui viaggia la mappa, se ne impadronisce e fugge nel deserto, convinto che l'oggetto lo condurrà a un tesoro nascosto risalente alla dinastia Qing.
Pubblicizzato come il "primo western coreano" (cosa non vera) e come "il film coreano più costoso di tutti i tempi" (17 milioni di dollari), l'ultima opera di Kim Jee-won ha fatto sfracelli al botteghino, incassandone più di 44. Ha inoltre fatto piazza pulita al 29° Blue Dragon Film Awards, portandosi a casa quattro premi (Miglior Regia, Scenografia, Fotografia e Premio del Pubblico) e, in sovrappiù, un premio per la Miglior Regia al 41° Festival di Sitges. Ma fu vera gloria?
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