Recensione outlander - l'ultimo vichingo
Recensione a cura di Nicola Picchi (voto: 5,5)
Nell'anno 709, l'astronave di Kainan precipita in un lago norvegese. Resosi conto di essere l'unico sopravvissuto, l'uomo viene ben presto fatto prigioniero dai Vichinghi di Re Rothgar, che lo conducono ad Herot per interrogarlo, sospettandolo di aver preso parte alla distruzione di un vicino villaggio. Sull'astronave era infatti presente anche un Moorwen, una creatura proveniente da un altro pianeta, che, libera sulla terra, inizia a mietere morte e distruzione. Vinta l'iniziale diffidenza reciproca, Kainan si unirà ai Vichinghi per sconfiggere il mostro.
L'idea di un virtuale crossover tra "Beowulf" ed "Alien", dove si mette in scena uno scontro all'ultimo sangue tra nerboruti vichinghi e alieni dallo sviluppato istinto predatorio, era suscettibile di risolversi in un sottoprodotto alla Uwe Boll, destinato ad un rapido oblio. E invece questo "Outlander" è una spanna sopra rispetto a consimile immondizia, come il "Pathfinder" di Marcus Nispel, il tremendo "Wolfhound" del russo Nikolai Lebedev, e persino del ridicolissimo "Beowulf" di Zemeckis, nefasto trionfo di kitsch digitale.
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