Recensione noriko's dinner table
Recensione a cura di Anna Maria Pelella
Noriko vive a Tokoyama con la sua famiglia, ma il suo sogno è andare a Tokyo. Dopo aver provato a convincere il padre delle sue intenzioni, una sera decide di scappare. A Tokyo si mette in contatto con una ragazza conosciuta in rete, Kumiko, la quale la introduce nel suo ambiente di lavoro. Intanto 54 ragazzi si lanciano sul binario della metropolitana e danno inizio al mito del Suicide Circle...
Noriko vive a Tokoyama, città natale del regista, e sogna Tokyo. In rete, mentre alcuni suoi coetanei si organizzano per incontrarsi sui binari della metropolitana dove poi si toglieranno la vita, lei conosce Kumiko. La ragazza ha un buffo nickname, Ueno54, che si scopre essere l'armadietto della stazione della metro di Tokyo dove è stata trovata neonata, appena abbandonata dalla madre.
In quell'armadietto Kumiko tiene tutti i suoi falsi ricordi, e molti oggetti raccolti per strada su cui ha imbastito la propria storia. Il tema della perdita dell'identità, ancora più centrale nel successivo "Strange Circus", qua fa capolino nella narrazione e dona spessore ai protagonisti di una storia molto particolare. Anche perché se è vero che negli armadietti delle stazioni della metro a Tokyo si trova di tutto, in alcuni casi anche un fantasma, come vuole la leggenda di Shibuya, Noriko ci trova la sua nuova identità, l'inizio della sua vita adulta e persino un lavoro. Mentre Kumiko la porta in visita a parenti che si scopriranno essere clienti della sua agenzia, Noriko diventa Mitsuko e impara i rudimenti della filosofia che è dietro il noleggio parentale.
Intanto sua sorella decide di seguire le sue tracce, e a questo punto sua madre si toglie la vita. Suo padre, non riuscendo più a negare il problema che ha causato il tutto, si reca a Tokyo e si mette a seguire le tracce del suicide club, cui pensa sia connessa la sua sparizione.
[...]
Leggi la recensione completa del film NORIKO'S DINNER TABLE su filmscoop.it
Nessun commento:
Posta un commento