martedì 29 dicembre 2009

Recensione SURVEILLANCE

Recensione surveillance




Regia di Jennifer Lynch con Julia Ormond, Bill Pullman, Pell James

Recensione a cura di Nicola Picchi

Due agenti dell'FBI arrivano in una piccola cittadina di provincia per indagare su una serie di efferati omicidi, e si trovano ad interrogare i testimoni sopravvissuti all'ultimo fatto di sangue. Ognuno ha una diversa versione della storia da raccontare.

Quindici anni dopo il ridicolo "Boxing Helena", Jennifer Lynch torna alla regia con "Surveillance", thriller deviante che, dopo esser passato inosservato a Cannes, si è aggiudicato il premio come miglior film al 41° Festival di Sitges. Superfluo notare come la regista si muova sulle tracce dell'illustre genitore (qui produttore esecutivo), ma ci metta anche del suo mostrando un'indubbia padronanza del mezzo cinematografico e una sensibilità non comune. Se il brutale omicidio iniziale, intuito alla tremolante luce delle torce elettriche, e il successivo arrivo dei due agenti dell'FBI in un'anonima cittadina sembrano omaggiare "Twin Peaks", in seguito il film adotta una struttura alla "Rashomon", e scusate se è poco.
La giovane Bobbi, la bambina Stephanie e il poliziotto Jack Bennett, sopravvissuti ad un evento che verrà gradualmente ricostruito attraverso le loro testimonianze, vengono interrogati separatamente alla stazione di polizia, sotto l'occhio vigile delle telecamere installate dagli agenti Sam Hallaway e Elizabeth Anderson. Le testimonianze non collimano: ognuno di loro, tranne la bambina, omette dei particolari o mente scientemente. L'unità di luogo è squarciata da flashback ipersaturi, a cui viene delegato il compito di colmare lo scarto tra la narrazione dei testimoni (parziale e soggettiva) e quanto è effettivamente accaduto (effettiva verità dell'immagine). Questa dissonante partitura a tre si svilupperà in un movimento finale davvero disturbante, iperbolico ma efficace, anche se, come annota Variety, più che di un twist si potrebbe parlare di un testacoda fuori controllo.

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