Regia di
George Lucas con Ewan McGregor, Natalie Portman, Hayden Christensen, Ian McDiarmid, Pernilla August, Samuel L. Jackson, Frank Oz
Recensione a cura di JackR
Il machiavellico piano del senatore Palpatine prosegue. A dieci anni di distanza dal primo episodio, Anakin è un giovane padawan impulsivo e potente, che Obi Wan e Yoda faticano a contenere. La Repubblica è in pericolo: il Conte Dooku, uno Jedi decaduto (maestro di Qui Gon Jinn), sta tramando contro la Repubblica, mentre inspiegabilmente, sul pianeta Kamino, è in corso la creazione di un esercito di cloni che nessuno sembra aver commissionato.
Quando Anakin viene assegnato alla guardia della senatrice Amidala, tutti i precetti Jedi sulla rinuncia al possesso cominciano a sbiadire di fronte alla forza dell'amore. Con Obi Wan lontano, impegnato nella risoluzione del mistero dei Cloni, Anakin comincia la sua inesorabile discesa verso il Lato Oscuro quando, tornato su Tatooine, scopre che sua madre è stata rapita dai predoni Tusken e decide di liberarla ad ogni costo. Nel frattempo, il Senato Imperiale conferisce poteri speciali al Cancelliere Palpatine per fronteggiare la minaccia separatista capeggiata dal Conte Dooku e dal suo misterioso maestro Sith, Dart Sidious, e anche l'ordine dei Jedi deve intervenire in battaglia sul pianeta Geonosis, dove comincia ufficialmente la Guerra dei Cloni.
Lucas corregge il tiro dopo le pesanti critiche ricevute per l'"Episodio I" e a farne le spese, in particolare, è il personaggio, alquanto insulso, di Jar Jar Binks, ridotto a una semplice comparsa.
Anche l'"Episodio II", però, a conti fatti, non si rivela all'altezza del nome che porta. Purtroppo, il problema non sono la regia di Lucas o lo script. C'è un equivoco di fondo nei giudizi alla nuova trilogia.
Gli episodi I, II e III raccontano una storia diversa, una storia che deve procedere su binari prestabiliti per giungere ad un finale che tutti conoscono (e che pure ha riservato qualche sorpresa), una tragedia che sposta il fulcro emotivo della saga da Luke ad Anakin, che solo nell'ultimo atto torna ad essere un Jedi, seppure, ancora una volta, per motivi personali.
La critica che si può muovere ai primi due episodi, fondamentalmente, è quella di essere solo un lungo, e in certe sequenze tedioso, prologo all'atto finale della caduta di Anakin che deve chiudere la trilogia.
Ci vogliono tre film per capire l'importanza di Qui Gon Jinn nell'economia dell'intera saga, così come per capire il modo in cui la Repubblica è diventata un Impero e come i Jedi sono stati decimati e sconfitti.
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