Recensione cinema universale d'essai
Recensione a cura di Mimmot
C'era una volta... Un re, direte voi. No ragazzi, vi siete sbagliati.
C'era una volta un cinema a Firenze. Non un cinema qualsiasi, ma un cinema "speciale", un cinema che esprimeva l'anima e lo spirito della gente che lo frequentava e in cui sono passate intere generazioni di giovani lavoratori e studenti fiorentini, che ogni sera si ritrovavano in quel locale per preparare le manifestazioni del giorno dopo.
Quel cinema era situato nella via Pisana del popolare quartiere del Pignone, dal nome della piccola officina metalmeccanica; anche se forse è l'officina che ha preso il nome del quartiere, sorta nel posto dove un tempo attraccavano le barche coi "navicelli" che scendevano e risalivano l'Arno, trasportando le merci da Livorno a Firenze.
In quella piccola officina, padre Eugenio Barsanti e l'ingegner Felice Matteucci si fecero costruire il primo motore a scoppio e, più tardi, si ebbero primi scioperi sindacali, degenerati in sommossa, che scossero Firenze.
Questo prima di essere trasferita a Rifredi dove, evitando la chiusura, è diventata il "Nuovo Pignone", la più grande industria metalmeccanica di Firenze), quasi a ridosso della Porta San Frediano, il Cinema Universale è stato per tanti anni un laboratorio politico e culturale che, in un modo o nell'altro, ha inciso sulla vita di moltissimi fiorentini e un luogo in cui si è scritto un pezzo della storia di Firenze.
Per tanti anni il Cinema Universale ha rappresentatto il posto, a Firenze, dove il cinema si fondeva con la goliardia, e la goliardia con la politica, e la politica con il tifo e con la solidarietà popolare.
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