giovedì 9 aprile 2009

Recensione 28 SETTIMANE DOPO

Recensione 28 settimane dopo




Regia di Juan Carlos Fresnadillo con Rose Byrne, Jeremy Renner, Harold Perrineau, Catherine McCormack, Idris Elba, Emily Beecham, Robert Carlyle, William Meredith, Meghan Popiel

Recensione a cura di Anna Maria Pelella

28 settimane dopo i 28 famosissimi giorni raccontati da Danny Boyle le cose non sono cambiate, solo leggermente migliorate, almeno in apparenza. Londra è diventata, grazie all'intervento dell'esercito, un punto di raccolta degli scampati al virus della rabbia che aveva mietuto tante vittime nel primo film. Una famiglia miracolosamente si riunisce in barba alla statistica, ma il segreto che il capofamiglia aveva cercato faticosamente di seppellire insieme alla sua colpa, esplode all'interno della zona franca e scatena una nuova epidemia.

Come tutti sanno questo è un sequel e come tale segue regole tutte sue. Come primo risultato mancherà l'effetto sorpresa e la trama, nella migliore delle ipotesi potrà solo aggiungere tasselli alla storia già nota, nella peggiore la ripeterà. Inevitabilmente ci saranno paragoni col primo film, che appunto era girato senz'altro meglio, ma non trattandosi di un capolavoro del genere non è poi così importante il fatto che la regia perda un pò del suo smalto. Nel primo film avevamo una trama che doveva di certo non poco alla letteratura di genere, mentre qui abbiamo un plot che deve tutto a Romero.
E pure in questo caso non ci si può fare molto, anche se Danny Boyle si era assai affannato a chiarire che si trattava di un'epidemia di rabbia e non di zombi, il risultato non sembra essere molto diverso neanche in questo secondo film. I rabbiosi corrono come delle ferrari ma la differenza è solo questa, poichè come gli zombi contagiano e come loro uccidono, così semplicemente. Niente di strano quindi se ci troviamo davanti l'ennesima zona bonificata e difesa da militari e filo spinato, che dovrebbe tenere al riparo i sopravvissuti, ma che finisce col diventare una claustrofobica trappola.

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