lunedì 27 aprile 2009

Recensione LO ZOO DI VENERE

Recensione lo zoo di venere




Regia di Peter Greenaway con Andrea Ferreol, Brian Deacon, Eric Deacon, Frances Barber, Joss Ackland

Recensione a cura di ULTRAVIOLENCE78 (voto: 8,0)

"Il cinema è troppo importante per lasciarlo fare a chi racconta delle storie".

Peter Greenaway è un regista di origine gallese (Newport), le cui radici artistiche affondano nella pittura (matrice che si riverbererà su tutta la sua successiva produzione da cineasta). Mentre studia presso il "Walthamstow College of Art", comincia a interessarsi di cinema dopo essere stato folgorato dalla visione del capolavoro di Ingmar Bergman "Il settimo sigillo". Diventa così critico cinematografico e montatore al "Central Office Information", dove realizzerà numerosi documentari. Il primo lungometraggio arriva nel 1980: "The falls" ("Le cadute" o "I casi"). Si tratta di un film documentaristico suddiviso in 92 parti, che si configura come una raccolta, a carattere enciclopedico, di altrettante interviste aventi per oggetto un misterioso e immaginario fenomeno che ha ammorbato e ucciso un gran numero di persone: un "violent unknown event" (VUE) legato in qualche modo agli uccelli (da notare che il padre di Greenaway era un appassionato di ornitologia). In esso già vi sono, a livello seminale, molti dei temi e degli stilemi che connoteranno i lavori seguenti del regista: ad esempio i giochi di parole, le classificazioni, il formalismo del linguaggio cinematografico, le similitudini tra la specie umana e quella animale, ecc.
Due anni dopo è la volta de "I misteri del giardino di Compton House", opera che gli consente di ottenere visibilità sul piano internazionale e che si presenta come una sorta di sguardo sui limiti dell'arte. Nel 1986, invece, esce una delle pellicole più articolate e complesse del regista gallese: "Lo zoo di Venere".

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