Recensione mongol
Recensione a cura di Anna Maria Pelella
Il giovane Temujin è figlio del khan della sua tribù; quando suo padre viene avvelenato da un nemico, si trova a dover combattere per conservare la sua vita, tutto questo a soli nove anni. La sua storia si dipana attraverso gli anni, e in questo lungo frammento ci viene mostrata la sua fuga, la schiavitù, il matrimonio con la sposa scelta a nove anni Borte e, infine la ragione ultima per cui ricordiamo l'intera sua vita: l'unificazione delle tribù mongole sotto un'unica legge ed un unico condottiero, il leggendario Gengis Khan.
La leggenda vuole che Gengis Khan abbia avuto una vita assai avventurosa e che il fine ultimo delle sue traversie fosse quello di unificare le tribù mongole sotto un'unica legge, e cancellare quelle ostili alla sua tribù natale dalla faccia della terra. La storia ci dice che ci è riuscito, quello che non sappiamo con precisione è come egli abbia fatto, e questo film si propone di colmare la lacuna.
La prospettiva è ovviamente quella filo-mongola, e se in occidente la visione che abbiamo di questo condottiero non è proprio lusinghiera, dal momento che prevalgono i racconti della sua crudeltà e dei massacri operati ai danni delle tribù ostili alla sua, dal versante asiatico ci giunge una storia epica sul valore del guerriero che è riuscito nell'ardua impresa di creare un impero.
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