Recensione l'uomo invisibile
Recensione a cura di Giordano Biagio
"L'uomo invisibile", film USA in bianco e nero uscito nelle sale nel 1933, affronta una tematica narrativa affascinante, di buon successo letterario, molto irreale, suggestiva, del tutto fantastica, che ha per oggetto l'invisibilità del corpo umano; un tema filmico molto originale per il cinema di inizio secolo.
Il film mostra con grande maestria romanzesca e un po' di ironia alcune vicende legate al potere dato dall'invisibilità corporea. James Whale interpreta e realizza efficacemente le più comuni fantasie dello spettatore intorno a questo argomento letterario, realizzando un film che, seppur legato all'immaginario, é psicologicamente credibile perché ruota intorno a certi meccanismi compulsivi come le forti pulsioni del guardare senza essere osservati, tipiche di buona parte degli spettatori cinematografici.
Stare in mezzo alla gente, carpendo o ascoltando segreti innominabili, importanti, per poi addentrarsi con un'audacia incontenibile in quei luoghi insoliti, a lungo fantasticati, resi familiari da un pensiero ossessivo, in cui poter compiere finalmente una vendetta senza essere scoperti o una azione trasgressiva clamorosa, inosservati, come quella di rapinare non visti una banca, magari regalando poi ai passanti più poveri tutto il denaro rubato, sono forme vicine alla perversione che hanno sempre caratterizzato il pensiero fantascientifico di impronta spettacolare di ogni età.
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