mercoledì 29 aprile 2009

Recensione DUPLICITY

Recensione duplicity




Regia di Tony Gilroy con Clive Owen, Julia Roberts, Billy Bob Thornton, Tom Wilkinson, Paul Giamatti, Wayne Duvall, Thomas McCarthy, Christopher Denham, Kathleen Chalfant

Recensione a cura di Giordano Biagio

Il film si svolge tra Dubai, Miami, Cleveland, Roma, New York, con protagoniste due ex spie dei servizi segreti di stato, un tempo al servizio degli Stati Uniti e dell'Inghilterra. La coppia di agenti segreti, di nome Claire Stenwick (Julia Roberts) e Ray Koval (Clive Owen), nel passato aveva avuto una storia d'amore.
I due nell'immediato lavorano, separatamente, per due grosse ditte commerciali inserite anche nel mercato mondiale dei cosmetici, che si fronteggiano con ogni mezzo per scoprire e brevettare una nuova e misteriosa formula chimica che sembra essere in grado di far ricrescere i capelli; quindi finiscono per incontrarsi di nuovo e dopo alcuni roventi dialoghi legati alla paura di perdere e ai pericoli della missione che li vede in gioco con contrari interessi, essi percepiscono la rinascita di antichi desideri erotici. La reciproca attrazione li porta a un nuova relazione d'amore, ma il loro forte sentimento è contrastato dai rispettivi compiti professionali che sono chiaramente in opposizione, dualistici, incompatibili, finendo per obbligarli a scelte diverse.
Sulla scia dell'irrefrenabile passione amorosa, decidono a un certo punto di ingannare le ditte per cui lavorano, unendo le proprie forze e impegnandosi nella ricerca del nuovo prodotto.
Centrato l'obiettivo, trovata la formula chimica tanto ambita e pronti a venderla al migliore offerente sul mercato, la sorte riserverà loro una sorpresa.

Tony Gilroy, regista e sceneggiatore emergente, abile con la macchina da presa quanto basta per fare un film di serie A e molto innovativo nel modo di raccontare, gira con "Duplicity" il suo secondo film e, seppur alle prime armi dimostra una capacità non comune nell'assemblare visualmente gli intrecci della sceneggiatura e nel deviare le comuni attese degli spettatori, generate dalle tensioni narrative ben costruite, verso soluzioni finali del tutto inaspettate.

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