martedì 13 ottobre 2009

Recensione HANSEL AND GRETEL (2008)

Recensione hansel and gretel (2008)




Regia di Yim Pil-Sung con Jeong-myeong Cheon, Sim Eun-kyung, Yeong-Nam Jang, Ji-hee Jin, Kyeong-ik Kim, Hee-soon Park, Eun Won-jae

Recensione a cura di Anna Maria Pelella

Eun-Soo sta guidando su una strada di campagna e contemporaneamente discute al telefonino con sua moglie. Nel tentativo di evitare qualcosa sulla carreggiata l'auto si ribalta e lui perde conoscenza.
Dopo un po', appena calate le tenebre, una ragazzina gli fa luce con una pila e lo guida nella sua casa, al centro del bosco. Là Eun-Soo incontra la sua famiglia, e presto scopre che lasciare la casa non è affatto un'impresa facile.

Cominciamo dal principio: guidare parlando o peggio litigando al telefonino non è una buona cosa. Se poi la macchina va fuori strada già si è fortunati a non riportare ferite serie.
Ma quando una ragazzina, di notte, viene con una pila a recuperare il malcapitato per portarlo in una grande casa al centro del bosco, c'è di che preoccuparsi. Eun-Soo che evidentemente queste cose non le sa, si caccia in un pasticcio senza uscita già nei primi fotogrammi del film.
La casa in questione è un incubo surrealista, con le pareti di colori assurdi e arredata con una miriade di cianfrusaglie e milioni di peluches in ogni angolo. Di che far impazzire una cameriera.
La mamma e il papà della ragazzina che lo soccorre sembrano leggermente sulle spine e sorridono come due squali, ma Eun-Soo è sotto shock e non ci fa caso, neanche quando gli mettono davanti un piatto pieno di dolci e canditi, di tali dimensioni da richiedere l'aiuto immediato di un dentista.
Ma quando la mattina del giorno dopo trova un biglietto dei genitori, che gli chiedono di occuparsi dei pargoli mentre loro vanno in città per qualche giorno, forse un qualche dubbio dovrebbe sorgere nella mente di Eun-Soo.
Il bosco sembra un labirinto, uscirne pare impossibile, e i ragazzini, a guardarli meglio, paiono un tantino strani. O forse siamo poco abituati alle case prese da un libro di favole, chissà.

[...]

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