Recensione nel centro del mirino
Recensione a cura di Giordano Biagio
Frank Horrigan (Clint Eastwood) è un anziano agente dei servizi segreti, prossimo ad andare in pensione e perseguitato da una fama un po' sinistra per essere stato nel Novembre del 1963 uno degli addetti al servizio di scorta del Presidente degli Stati Uniti J.F.Kennedy nel giorno della sua tragica visita a Dallas, nel Texas.
Un giorno, su richiesta di una anziana portinaia, Frank si reca in un modesto appartamento di Los Angeles per analizzare delle riviste antipresidenziali di oscura provenienza; l'agente rimane incuriosito dalla sistemazione dei ritagli degli articoli che appaiono disposti in modo da formare un rebus.
Le immagini e gli scritti hanno per oggetto l'attentato al Presidente Kennedy avvenuto nel 1963, ma prendono in considerazione anche la vita politica dell'attuale presidente americano screditandone l'immagine; l'atmosfera creata dall'autore della messa in scena è triste, intimidatoria, fa presagire cose cattive, tanto che Frank rimane subito turbato e comincia a temere per la vita dell'attuale Presidente.
Nell'ultima stanza da ispezionare Frank scopre una fotografia del corteo presidenziale di Dallas, del 1963, dove lui e i suoi colleghi sono intenti a scortare l'automobile di Kennedy; il volto di Frank, molto giovanile, è evidenziato ironicamente con un pennarello rosso.
Le perquisizioni che Frank compie negli appartamenti di Los Angeles appartengono a un lavoro di routine il cui scopo è di selezionare, tra le numerose minacce di morte al Presidente, 1400 ogni anno tra telefonate e messaggi scritti, quelle ritenute più pericolose.
Il giorno seguente Frank viene contattato telefonicamente da uno strano individuo che conosce bene luci e ombre del suo passato, un certo Leary (John Malkovich) sopranominato in seguito dagli agenti dei servizi segreti Booth, come il famoso attentatore della vita a Lincoln. L'uomo è l'inquilino dell'appartamento appena visitato da Frank, egli sa della visita fatta nella sua abitazione e vuole iniziare a dialogare con l'agente per capire l'effetto psicologico generato dai suoi messaggi criptati.
L'individuo, colto e intelligente ma psicopatico, accertata l'apprensione di Frank per quanto visto nell'appartamento, propone all'agente un mortale gioco a due sulla vita del Presidente, contando sul fatto che Frank è psichicamente disturbato, ossessionato da tristi ricordi, traumatizzato dalla scoperta di una propria vigliaccheria manifestata nei momenti cruciali del servizio di scorta al Presidente a Dallas, nel '63, e che quindi finirà per accettare il gioco. L'agente crede che i giudizi negativi espressi dalla stampa sul suo lavoro di scorta possano essere veri, pensa che in quell'occasione poteva fare di più rischiando senza esitazioni la vita per il Presidente, coprendolo con il corpo prima del secondo sparo, quello mortale.
Il killer Leary ha letto quelle pesanti critiche della stampa e non perde l'occasione per rileggerle a Frank al telefono. Il killer vuole intimidire Frank, umiliarlo, convincerlo ad accettare la sfida. Leary offre a Frank, in modo paradossale, folle, la possibilità di riscattarsi dalle vecchie accuse di vigliaccheria.
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