giovedì 1 ottobre 2009

Recensione SWEET SIXTEEN

Recensione sweet sixteen




Regia di Ken Loach con Martin Compston, Michelle Coulter, Annmarie Fulton

Recensione a cura di Mimmot

"Sweet sixten". Dolci sedici anni. È l'augurio che fa a Liam la sorella, per telefono, nel giorno del suo sedicesimo compleanno. Un paradosso, perchè i sedici anni di Liam non sono affatto dolci, e non sono neppure felici e spensierati.
Tutt'altro. I dolci sedici anni, "l'età in cui si diventa adulti ma si perdono le illusioni dell'infanzia", Liam li sta vivendo alla prese con una tragedia edipica che brucia l'anima e spegne il desiderio di avere una vita migliore.

Liam è un teenager scozzese, di Greenock, un grigio e brutto sobborgo di Glasgow, deturpato e degradato dalla droga, messo in ginocchio dalle scelte economiche neo-liberiste della politica thatcheriana, che ha determinato la chiusura di molti cantieri navali (insieme a tante fabbriche e miniere), tolto opportunità ai giovani, distrutto il mondo del lavoro e disgregato l'unità di intere famiglie.
Ha una madre, Jean, tossicodipendente e in galera per colpa del compagno (nel tentativo di occultarne la condotta criminale di violento, piccolo spacciatore), e una sorella, Chantelle, ragazza madre di diciassette anni, che vive con il figlioletto Calum dopo aver lasciato la famiglia perseguendo l'illusione di una vita normale nella precarietà di un call- center.
Il padre, invece, è sparito nel nulla senza averlo mai conosciuto. Nonostante una famiglia così abietta e le condizioni di estremo disagio in cui è costretto a vivere, Liam non è un ragazzo cattivo e neppure un asociale; ha solo un rapporto molto conflittuale con Stan, l'attuale amante della madre e con il nonno materno, Rab, un uomo infido, ridotto a fare il corriere di Stan nello spaccio della droga. Al contrario è un ragazzo pieno di buoni principi che ha un unico, grande desiderio: comprare un piccolo appartamento, magari un prefabbricato, da offrire alla madre quando uscirà di prigione, per aiutarla a rifarsi una vita migliore lontana da Stan, e tentare di affrancare se stesso e la sua famiglia di donne umilate e offese.A rendere frustrante il suo sogno è la stessa Jean, inadatta a fare la madre e incapace di amare i suoi figli dello stesso amore con cui loro amano lei.
Tutto questo in un ragazzo di soli quindici anni, tenero e crudele, sensibile e disperato, sospeso tra pulsioni autodistruttive e il bisogno imperioso di essere amato, pronto a qualsiasi nefandezza pur di raggiungere il suo obiettivo e ottenere quello che desidera, finendo così col mettere in moto una spirale di violenza che lo porterà a vivere una vita degradante e colma di umiliazioni.
Un ragazzo condannato a diventare adulto prima del tempo, per avere dell'adulto le stesse responsabilità che rendono maturo un uomo e portano a compimento una vita. Un ragazzo che non frequenta la scuola e sente il bisogno di farsi la barba anche se sul suo viso di barba non c'è neppure l'ombra, che vive spacciando droga, fingendo di consegnare pizze a domicilio sul suo motorino camuffato da pony express, vendendo così agli altri ciò da cui vorrebbe allontanare sua madre, finendo col fare lo stesso lavoro dei due adulti che detesta di più.

[...]

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