Recensione orphan
Recensione a cura di Nicola Picchi (voto: 4,5)
Kate Coleman perde il terzo figlio durante il parto e, con il marito John, decide di adottare una bambina. Durante una visita all'orfanotrofio locale, i due s'innamorano della piccola Esther e decidono di portarla a casa con loro. Mentre la figlia minore, Max, sembra fare immediatamente amicizia con Esther, il fratello, Daniel, si mostra più diffidente. La nuova arrivata inizierà ben presto a comportarsi stranamente, mostrando disturbi comportamentali e destando i sospetti di Kate. Quando i Coleman riceveranno una visita a sorpresa di Suor Abigail, che gestisce l'orfanotrofio, le cose inizieranno a complicarsi.
L'ormai nutrita famiglia dei biliosi pargoletti demoniaci, vetusto sottogenere resuscitato a nuova vita, s'arricchisce d'una nuova nata con la Esther di "Orphan". Ostetrico e incaricato dei festeggiamenti è il regista Jaume Collet-Serra, già responsabile del remake de "La Maschera di cera", ricordato unicamente per una comparsata della Barbie da esportazione Paris Hilton. L'anno passato abbiamo assistito alle nefaste imprese del diabolico Joshua e del kinghiano David Sandborn de "Il respiro del diavolo", senza scordare l'irlandese Dorothy Mills e i bambini assassini di "The Children" dell'inglese Tom Shankland. Tutti virgulti malefici, sì, ma del tutto legittimi. La fin troppo perfetta Esther, invece, è una bambina presa in adozione, la quale proviene da un luogo alquanto minaccioso ed esoterico (almeno per lo sceneggiatore David Leslie Johnson) come l'Europa dell'Est.
Sarà per questo che la garrula fanciulletta, accanita lettrice della Bibbia, dal forbito eloquio e dalle indiscusse doti pittoriche, s'abbiglia come una bambola vittoriana partorita da un'allucinazione del reverendo Dodgson? Quando poi veniamo a conoscenza del fatto che la smorfiosetta vanta origini estoni, tutto si fa più chiaro.
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