Recensione il monello
Recensione a cura di A. Cavisi
Uno dei grandi geni cinematografici dello scorso secolo, Charlie Chaplin, attore, autore, regista e sceneggiatore dall'animo artistico e dal carattere fanciullesco, si ritrova per la prima volta a dirigere ed interpretare un lungometraggio, pervenendo a risultati sorprendenti e stupefacenti.
"Il monello", infatti, abbandona il carattere totalmente comico e "fracassone" dei precedenti lavori di Chaplin, per diventare una perfetta e riuscitissima fusione tra il melodramma e l'ironia con un'immancabile, soprattutto nei film a venire, critica alla società di allora, fatta di soprusi nei confronti dei più deboli e di ingiustizie e prepotenze da parte delle istituzioni in primis, ma non solo (il riferimento all'arricchimento della protagonista femminile non è ovviamente casuale, così come la figura del poliziotto corpulento e antipatico).
Come anticipa la didascalia iniziale, "Il monello" è un film che ci strapperà sicuramente delle risate, ma quasi più certamente delle lacrime, visto che sarà difficile trattenersi di fronte al rapporto tenero e dolcissimo che si instaura tra il vagabondo Charlot, vetraio di professione, e il piccolo orfanello che viene abbandonato dalla ragazza madre e cresciuto da Charlot stesso.
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