lunedì 30 novembre 2009

Recensione 2012

Recensione 2012




Regia di Roland Emmerich con Amanda Peet, John Cusack, Chiwetel Ejiofor, Thandie Newton, Danny Glover, Oliver Platt, Woody Harrelson

Recensione a cura di Luke07 (voto: 6,0)

Dopo il flop targato 2008 "10.000 a.c.", il regista teutonico Roland Emmerich, specializzato in pellicole fanta-apocalittiche, ci propone questa volta la distruzione del pianeta, ispirandosi ad un'antica profezia Maya che collocherebbe la fine del mondo il 21 dicembre del 2012.

Tre anni separano la civiltà dal 2012. In un centro di ricerca indiano viene alla luce un'improvvisa quanto inaspettata variazione nell'emissione dei neutrini solari che sta provocando il rapido surriscaldamento della crosta terrestre. Venuto a conoscenza dei fatti, il professor Adrian Helmsley, consulente scientifico per la Casa Bianca, avverte dell'imminente pericolo il capo dello staff del presidente degli Stati Uniti. Assodato che il mondo finirà in tempi brevi, i grandi della Terra decidono di affrontare l'imminente catastrofe mettendo in cantiere evolute "Arche" con le quali garantire la sopravvivenza della specie. In parallelo, la fine del mondo ci viene raccontata attraverso gli occhi di un comunissimo quanto sfortunato scrittore di romanzi di fantascienza, Jackson Curtis, alle prese con un matrimonio andato a male e un rapporto con i suoi due figli da recuperare. Saranno gli eventi catastrofici predetti dai Maya a riunire il protagonista con la sua famiglia e più in generale a riavvicinare il genere umano con se stesso.

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Recensione BARKING DOGS NEVER BITE

Recensione barking dogs never bite




Regia di Joon-Ho Bong con Sung-jae Lee, Du-na Bae

Recensione a cura di Anna Maria Pelella

Yoon-ju è un ricercatore universitario frustrato dal fatto di non essere ancora riuscito a farsi assegnare una cattedra. Vive con sua moglie incinta che al momento è anche la sola a lavorare, cosa che crea una certa tensione nei loro rapporti. Ad un certo punto si convince che la causa del suo malessere è nel continuo abbaiare di un cane che abita nel suo condominio, e per questo decide di eliminarlo. Inizia così una una serie di spiacevoli eventi che culmineranno con la morte di una delle condomine, padrona di un altro cane vittima di Yoon-ju il quale, nel frattempo scopre l'esistenza di un mondo sotterraneo nello scantinato del suo condominio dove un barbone e il guardiano stesso del caseggiato mangiano strane zuppe dal contenuto imprecisato. La situazione precipiterà quando anche sua moglie prenderà un cane, il quale sparisce nel corso di una passeggiata...

Appare dura la vita dei cani nei condomini di periferia della Corea del Sud, i quali, soprattutto se lasciati momentaneamente incustoditi dai loro padroni, almeno da quanto si evince in questo film dai toni non proprio rassicuranti, non possono sperare in una lunga vita.
La metafora è evidente: se il cane che abbaia non morde, come vuole il vecchio detto, è certo che l'umano che non fa rumore farà assai più danno, specie a chi non si può difendere. L'apparenza mite del protagonista e la sua latente frustrazione scoperchiano un vaso di Pandora colmo fino all'orlo se non proprio di follia, almeno di pesante sociopatia. Il condominio è solo il contenitore di una situazione sociale assai carica e del tutto fuori controllo, cui non sfugge neanche il custode, che dovrebbe sorvegliare ma che invece soffre dello stesso male di cui è afflitto l'intero caseggiato, l'incredibile egoismo e l'immotivata animosità nei confronti dei più deboli. La sola a sfuggire al destino comune di freddezza e apatia è la giovane Hyeon-nam che perde addirittura il posto per attaccare in giro manifesti di cani scomparsi e per inseguire il loro assassino.

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Recensione CHAW

Recensione chaw




Regia di Shin Jeong-won con Tae-woong Eom, Yoon Jae-Moon, Yu-mi Jeong, Josiah D. Lee, Earl Wayne Ording

Recensione a cura di Nicola Picchi

Un giorno nel pacifico villaggio di Sammae-ri vengono scoperti i resti di un cadavere fatto a pezzi. Il caso viene affidato al poliziotto Kim Kang-soo, che si è appena trasferito da Seoul, e al più esperto detective Shin. I due scoprono che la vittima è la nipote di Chun Il-man, un leggendario cacciatore del luogo che si è ormai ritirato, il quale si dice convinto che l'aggressione sia da attribuire a un cinghiale selvatico. Il sindaco decide allora di assoldare Baek, altro famoso cacciatore, per organizzare una battuta di caccia e sbarazzarsi della pericolosa creatura.

"Chaw" rispetta apparentemente i canoni consolidati dell'eco-vengeance, da "Lo Squalo" in poi: l'ambientazione in una località di villeggiatura, il rinvenimento dei primi corpi mutilati, la formazione di una squadra di cacciatori che si occupino della creatura di turno, l'uccisione di un falso colpevole e l'opposizione dei politicanti locali, più interessati a salvaguardare i propri interessi che a tutelare la popolazione.

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venerdì 27 novembre 2009

Recensione LA SCUOLA

Recensione la scuola




Regia di Daniele Luchetti con Silvio Orlando, Anna Galiena, Fabrizio Bentivoglio, Antonio Petrocelli

Recensione a cura di Pasionaria (voto: 8,0)

Fino al 1995 nessun regista si era mai cimentato ad inquadrare la scuola italiana dal fronte interno, quello dei docenti; difficile rendere un lavoro del genere verosimile e credibile senza scivolare nel film-documento da un lato, nella faciloneria volgarotta di certa commedia dall'altro.

Daniele Luchetti ci è riuscito.

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Recensione HALLOWEEN: LA NOTTE DELLE STREGHE

Recensione halloween: la notte delle streghe




Regia di John Carpenter con Donald Pleasence, Jamie Lee Curtis, P.J. Soles, Nancy Kyes, Charles Cyphers, Kyle Richards, Brian Andrews, John Michael Graham, Nick Castle, Nancy Stephens, Arthur Malet

Recensione a cura di Zero00 (voto: 10,0)

"Il genere denominato slasher (dall'inglese "To slash", ferire profondamente con un'arma affilata) si riferisce a quel gruppo di film horror in cui il protagonista indiscusso è un maniaco omicida (spesso mascherato) che da la caccia ad un gruppo di persone (spesso giovani) in uno spazio più o meno delimitato."
tratto da Wikipadia

Questa frase descrive perfettamente gran parte delle produzioni horror che hanno invaso il mercato in questi ultimi vent'anni.
Teen horror, per la maggior parte ripetitivi e noiosi, girati spesso come veri e propri videoclip, in mano a (non sempre) giovani registi dalla cultura letteraria e cinematografica che probabilmente non va oltre Topolino e i film della Disney, con alle spalle fior fior di milioni elargiti dalla multinazionale di turno.

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giovedì 26 novembre 2009

Recensione PAPA' E' IN VIAGGIO D'AFFARI

Recensione papa' e' in viaggio d'affari




Regia di Emir Kusturica con Miki Manojlovic, Mirjana Karanovic, Moreno D'e Bartolli, Mira Furlan

Recensione a cura di strange_river

"Beh, non esageriamo..."

Sarajevo 1950: negli anni in cui si consumava lo strappo politico della Jugoslavia titoista con l'Unione Sovietica di Stalin, Mesa (Miki Manojlovic) in viaggio in treno verso casa si lascia scappare una vaga critica osservando una vignetta satirica di regime pubblicata sul quotidiano "Politika".
Il commento viene raccolto dalla sua amante delusa e in un secondo momento riferito al funzionario della polizia politica, cognato di Mesa e fratello della moglie: ciò sarà la causa del "viaggio d'affari" dell'ingenuo Mesa, frase di circostanza dell'epoca atta a giustificare le assenze improvvise dei sospetti oppositori al nuovo corso politico condannati al confino.

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Recensione POWDER

Recensione powder




Regia di Victor Salva con Sean Patrick Flanery, Jeff Goldblum, Mary Steenburgen

Recensione a cura di peter-ray (voto: 8,5)

"Powder" è uno degli innumerevoli film che trattano l'abusato tema della diversità e dell'intolleranza; già dal romanzo "Frankenstein" di Mary Shelley fino al film biografico "The Elephant man" di David Lynch, la tematica viene trattata ed esaurita fornendo alla storia del cinema dei capolavori assoluti e indiscutibili. Tutto sommato però Victor Salva riesce a sviluppare un soggetto interessante che, nonostante i classici del diverso, cattura l'attenzione dello spettatore spingendolo potenzialmente anche ad approfondimenti di natura scientifica ed esoterica.

Si avverte il lettore che la recensione di qui in avanti contiene spoiler; si suggerisce di interrompere la lettura qualora non si sia visto il film.

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mercoledì 25 novembre 2009

Recensione GOSFORD PARK

Recensione gosford park




Regia di Robert Altman con Maggie Smith, Michael Gambon, Kristin Scott Thomas, Emily Watson, Stephen Fry, Derek Jacobi, Alan Bates, Ryan Phillippe, Charles Dance, Clive Owen

Recensione a cura di antoniuccio (voto: 9,0)

Maggie Smith, una delle indiscusse regine del cinema e del teatro inglese, durante i titoli di testa, a bordo della sua autovettura con autista e cameriera, avvia questa pellicola gioiello diretta con sagacia dal compianto Robert Altman.
È uno dei pochi e selezionati invitati di Sir Willam McCordle, ricchissimo proprietario di Gosford Park, che periodicamente organizza battute di caccia nei suoi possedimenti.
Un vero e proprio raduno di ospiti illustri, ognuno con cameriere e valletti al seguito, sta per avere luogo davanti agli occhi dello spettatore; nulla è lasciato al caso, grazie a una organizzatissima servitù comandata da Jennings, il maggiordomo, e dalla signora Wilson, la governante.
Tutto procede esattamente come previsto, eccezion fatta per l'omicidio del padrone di casa (ma è davvero un imprevisto?) che crea qualche piccolo imbarazzo. Dopotutto, ricordiamo che siamo in Inghilterra, e il glorioso self control è d'obbligo.

Fin qui sembrerebbe la trama rimaneggiata di film visti e rivisti, del calibro di "Arsenico e vecchi merletti" o simili, ma ben presto la storia si dipana nella sua ben più complessa struttura.
Gosford Park è un vero e proprio microcosmo dove convivono due dimensioni parallele, collegate ma sempre distinte: chi vive e lavora below the stairs è condannato per sempre a far parte della servitù, non conta nulla e non potrà mai assurgere al rango di chi vive invece above the stairs.
Due mondi separati solo da una scala, percorsa innumerevoli volte, che segna tuttavia una insormontabile demarcazione sociale. Siamo nel 1932, e l'Inghilterra vive ancora anni tranquilli in cui lo snobismo sembra essere l'unico pensiero degli ambienti salottieri. E Altman ha dato un valore simbolico a quella scala, elevandola a protagonista del film. Per quanto possa essere un mezzo di collegamento, forse un bastione o una fortezza risulterebbero più fragili. È una scala che avverte di non illudersi: non è percorrendola che si possa migliorare o peggiorare la propria condizione, perché è una barriera ideologica, convenzionale, mentale, culturale.
Gli invitati di Sua Signoria si trovano al di sopra della scala, appartenendo, per lo più, alla cosiddetta alta società: vi si annoverano contesse, baronesse, colonnelli e gentiluomini, e la presenza isolata di un regista di Hollywood non appare altro che un pretesto per variegare i soliti convenevoli che caratterizzano questo tipo di consessi.
Nessuno sembra eccitarsi più di tanto quando si pronuncia il nome di Greta Garbo, o si annuncia la trama del prossimo film giallo in produzione; i salotti di Gosford Park, esaurito il brevissimo effetto del ritrovarsi dopo qualche tempo, piombano nella più cupa noia, nella monotonia affogante. Il "salotto buono" appare di uno squallore esasperante.

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Recensione DA MORIRE

Recensione da morire




Regia di Gus Van Sant con Nicole Kidman, Matt Dillon, Joaquin Phoenix, Casey Affleck, Illeana Douglas, Alison Folland, Dan Hedaya

Recensione a cura di Giordano Biagio

"Da morire" è un film della metà degli anni '90 un po' sottovalutato dalla critica e dal pubblicok, che non sono riusciti a cogliere la considerevole portata mediatica del suo messaggio.
Il film ha per soggetto lo stravagante mondo dei media, analizzato nei suoi aspetti più paradossali e torbidi ed è magistralmente diretto da Gus Van Sant, che si avvale di una straordinaria Nicole Kidman capace di dare un'immagine della protagonista Suzanne molto credibile, sostanziale, fedele riflesso del mondo reale; un'interpretazione che la porterà a un meritato Golden Globe.

Il racconto ha un andamento sardonico, capace di mettere in ridicolo tutta una vanitosa forma mentis caratterizzante gran parte del mondo dei media americano.

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martedì 24 novembre 2009

Recensione LA PRIMA LINEA

Recensione la prima linea




Regia di Renato De Maria con Riccardo Scamarcio, Giovanna Mezzogiorno, Fabrizio Rongione, Duccio Camerini, Lino Guanciale

Recensione a cura di kowalsky (voto: 6,5)

"Avevamo scambiato il tramonto per l'alba."

"Non so se lo vedrò, altri mi diranno e giudicheranno."
(Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a proposito del film)

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Recensione SOY CUBA

Recensione soy cuba




Regia di Mikhail Kalatozov con Betty Luz María Collazo, José Gallaro, Sergio Corrieri, Mario Gonzales Broche, Raúl García

Recensione a cura di pompiere (voto: 8,5)

Girato nel 1964, quando la guerra fredda è al suo culmine, "Soy Cuba" è stato tacciato come un vero e proprio esempio di propaganda comunista. Il film si avvale della sceneggiatura del poeta russo Eugeni Evtushenko, oltre che della brillante regia di Mikhail Kalatozov, per dimostrare l'inevitabilità della rivoluzione castrista.
Il regista georgiano, noto in tutto il mondo con "Quando volano le cicogne" (1957), Palma d'oro a Cannes nel 1958, è accompagnato dai virtuosismi dell'operatore Sergej Urusevskij. Frutto di una collaborazione cubano-sovietica, la pellicola è composta da quattro storie molto povere di dialoghi collocate negli ultimi giorni del regime di Batista.

Girato in spagnolo, doppiato in russo e sottotitolato, successivamente, in inglese, "Soy Cuba" fu bandito dai cinema americani durante la guerra fredda ma fu anche criticato per la rappresentazione che offriva della società cubana, e bollato come contro-rivoluzionario dai cubani stessi. Questo avvenne in parte perché i rapporti tra Fidel Castro e Mosca erano cambiati ma soprattutto perché l'opera di Kalatozov ha sempre ispirato giudizi contrastanti, forse a causa dell'intenso sperimentalismo fotografico e tematico che la caratterizza (sorprendenti le palme "dipinte" da un colore bianco accecante che hanno come sfondo il cielo nero).

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Recensione ANDREJ RUBLEV

Recensione andrej rublev




Regia di Andrei Tarkovskij con Nikolaj Grinko, Anatolij Solonicyn, Ivan Lapikov

Recensione a cura di Marco Iafrate

Chi è Andrej Rublev?

Siamo a cavallo del quindicesimo secolo ancora nell'età intermedia tra il mondo antico ed il mondo moderno, l'umanità vive una crisi di rinnovamento culturale, religioso e politico, gli umanisti accusano la "media tempestas" di aver dimenticato gli ideali di bellezza e di cultura del mondo classico ed i protestanti di aver segnato il progredire della corruzione ecclesiastica, ma la caduta di Costantinopoli è vicina e la ripresa culturale e religiosa, con la rivoluzione delle grandi scoperte e invenzioni, alle porte. In questo tempo, in una data non precisata, presumibilmente tra il 1360 ed il 1370, in un qualsiasi villaggio sepolto sotto la neve nasce colui che da umile discepolo dell'illustre pittore Teofane il greco, giunto a Mosca dalla lontana Bisanzio, diventerà il più importante iconografo russo.

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lunedì 23 novembre 2009

Recensione PRIMA DEL TRAMONTO

Recensione prima del tramonto




Regia di Richard Linklater con Ethan Hawke, Julie Delpy, Vernon Dobtcheff, Louise Lemoine Torres, Rodolphe Pauly, Mariane Plasteig

Recensione a cura di Mimmot

Le promesse non mantenute sono come le foglie morte: stanno lì, sospese nell'aria a fluttuare nel vento d'autunno. La prima non te la scordi, come un tassello scolpito nella memoria in cui c'è persino l'odore di quel momento in cui l'hai pronunciata, il gusto di quelle lacrime trattenute che adesso sono lontane.
Memorie. La prima e poi le altre e poi le altre ancora, da non ricordare più quante, tanto da essertele dimenticate.
Comodo l'alibi della memoria per abdicare al proprio ruolo. L'età, il conformismo, la resa mascherata giocano un ruolo decisivo per sperimentare quel rimpianto che nemmeno sapresti dire, e che sta in agguato perfino in un futuro rovesciato.

Ed è forse il rimpianto, insieme all'innocenza persa con quella promessa non mantenuta, che fa riannodare quel filo spezzato una mattina di nove anni fa, quando Jesse e Celine si erano promessi di rivedersi tra sei mesi, al binario 9 della stazione di Vienna, che aveva assistito al debutto del loro amore.
Li avevamo lasciati, giovani studenti, dopo un incontro casuale durato una intera notte e nutrito di sogni che regalano occhi nuovi per guardare il mondo e le cose. Jesse e Celine si sarebbero dovuto incontrare dopo sei mesi per dare un seguito a quel sentimento che aveva appena fatto in tempo ad esordire, prima che ciascuno riprendesse la propria strada e la propria vita. Poi si torna sempre dentro se stessi e si dimentica.
E così quella promessa era stata dimenticata e quello che sarebbe potuto essere non era stato. E adesso sono lì, orfani di un'esperienza che non ha eguali e spogli di quella strepitosa, tenerissima, quasi infantile capacità di svelare la potenza di un sentimento che nemmeno conosci.

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