venerdì 15 ottobre 2010

Recensione IL FASCINO DISCRETO DELLA BORGHESIA

Recensione il fascino discreto della borghesia




Regia di Luis Buñuel con Stéphane Audran, Michel Piccoli, Delphine Seyrig, Milena Vukotic, Bulle Ogier, Jean-Pierre Cassel, Paul Frankeur, Fernando Rey

Recensione a cura di Stefano Santoli (voto: 10,0)

"Compiuto il lavoro di interpretazione, ci accorgiamo che il sogno è la realizzazione di un desiderio".
Sigmund Freud, "L'interpretazione dei sogni"

Sette personaggi sono al centro del film. Don Rafael (Fernando Rey, un'icona di Buñuel) è un ambasciatore dell'immaginaria repubblica di Miranda. Suoi amici sono Thévenot (Paul Frankeur) e il più giovane Sénéchal (Jean-Pierre Cassel); i tre sono complici in un giro di importazione di cocaina, perennemente intimoriti di essere scoperti e arrestati. Probabilmente inconsapevoli di questo traffico illecito, le mogli degli ultimi due, la signora Thévenot (un'austera Delphine Seyrig) e la signora Sénéchal (una gelida Stéphane Audran).
La signora Thévenot tradisce il marito con Don Rafael.
I signori Thévenot sono sempre accompagnati dalla giovane parente Florence (Bulle Ogier). In lei si ravvisano segni della generazione più giovane (e alienata) di questa alta borghesia: ha un debole per l'anticonformismo (ma in modo totalmente snob e vuoto di senso), ed è disinibita con l'alcool (senza reggerlo).
Alla compagnia si aggiunge un vescovo (Julien Bertheau), che chiede e ottiene di essere assunto come giardiniere dai Sénéchal; a lui, proprio in qualità di vescovo, non si può negare un posto a tavola.

[...]

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