lunedì 11 ottobre 2010

Recensione L'URLO - HOWL

Recensione l'urlo - howl




Regia di Rob Epstein, Jeffrey Friedman con James Franco, Todd Rotondi, Jon Prescott, Aaron Tveit, David Strathairn

Recensione a cura di kowalsky (voto: 6,5)

Presentato con successo al Sundance Festival di Toronto e, successivamente, al Festival di Berlino, "Urlo - Howl" mostra qualità che lo rendono uno dei film più interessanti dell'anno e, forse, uno dei più deludenti. Le ragioni sono diverse.
Dipende tutto dalle angolazioni. C'è sicuramente un tentativo nobile del cinema contemporaneo di flirtare con la letteratura, cercando di rendere protagonista proprio il testo omonimo, che si esprime attraverso le parole di un'icona ingombrante e discussa come Allen Ginsberg, o per meglio dire del suo portavoce (l'attore James Franco).
Ora, appurato che il reducismo non è altro che quella forma di inversione capace di standardizzare ogni rivoluzione culturale e filosofica del passato, diciamo subito che l'operazione in sè è dignitosa, celata purtroppo da uno smacco snobistico non del tutto giustificabile.

Rob Epstein e Jessie Friedman scelgono una strada a metà tra il biopic e il documentario, frammentando il tutto con immagini di repertorio atte a mettere in rilievo la dimensione del "manifesto temporale".
Epstein in particolare, noto militante gay e documentarista di fama, ha al suo attivo un curioso documentario su Harvey Milk del 1985, che a sua volta ha ispirato un recente e celebrato film di Gus Van Sant. Non a caso, le ultime immagini di quel film, quando Sean Penn cala il sipario sulla storia e si vede il volto del vero Harvey Milk, sono rubate proprio al film di Epstein.
In "Urlo - Howl" c'è la mano di Gus Van Sant come produttore. Un'influenza evidente. Persiste, nel cinema di Van Sant, il bisogno di espiazione nel raccontare i suoi personaggi. Lo ha fatto con le ultime ore di Kurt Cobain ("Last days") mentre cercava, senza riuscirci, di collocare i miraggi degli anni sessanta nella dimensione nichilista di una rockstar di fine millennio. E attraverso gli slogan di Harvey Milk, profeta di una rivoluzione culturale dove era necessario immolarsi come "ultimo martire" (dopo Kennedy, Martin Luther King, Malcom X, Che Guevara, etc.).

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