Recensione gran torino
Recensione a cura di ferro84 (voto: 7,5)
La Ford Torino, nata nel 1968, fu una delle automobili di punta del gruppo Ford, e deve il suo nome all'ambizione degli americani di fare di Detroit la Torino d'America: come la Fiat ha rappresentato per l'Italia il motore, il simbolo e l'orgoglio della vita produttiva di una nazione, analogamente la Ford, insieme alla General Motors, è diventata emblema del cuore pulsante e produttivo degli Stati Uniti.
Ma in presenza di una delle più grandi crisi economiche che la storia ricordi, anche la mitica industria automobilistica segna il passo; la Detroit della grandi industrie non c'è più, e gli operai abbandonano i grandi quartieri dormitorio delle periferie lasciandole alle nuove comunità orientali. Quel simbolo di produttività diventa l'emblema di un'America in decadenza, impaurita dalla nascita di nuove superpotenze (Cina su tutte) e incapace di aprirsi al mondo.
Ma cosa rimane oggi della storia e della cultura americana? Cosa rimane dei valori che hanno unito un popolo e che su questi ha saputo costruire la propria identità?
A queste domande Clint Eastwood cerca una risposta, confermandosi non solo come un grande autore, ma anche come uno stakanovista della macchina da presa, riuscendo a confezionare ben quattro film in due anni.
Magari si può accusare il suo cinema di essere classico, eccessivamente attento a non urtare la sensibilità del suo pubblico, ma resta il fatto che questo grandioso cineasta è riuscito a coniugare quantità ad alta qualità, qualcosa che almeno per il cinema odierno risulta essere unico.
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