Recensione hong kong express
Recensione a cura di A. Cavisi (voto: 9,0)
Apu, o agente 233, e agente 633 sono due poliziotti che vivono dei tormenti amorosi a causa dell'abbandono delle loro rispettive donne.
Degli incontri sfuggevoli cambieranno considerevolmente la loro vita e il loro modo di vedere l'amore.
Primo film di esportazione di Wong Kar-Wai, questo "Hong Kong express" è una grande pellicola sull'amore e su come ci si rapporta ad esso, privo di fronzoli, stucchevolezze o banalità che di solito contrassegnano il tema in questione, soprattutto cinematograficamente parlando. Con due episodi separati, ma in realtà uniti da una sottile linea di continuità (ciascun personaggio sfiora l'altro anche se per qualche secondo, con un unico vero punto di contatto che è il proprietario di una specie di fast food ambulante), il regista riesce a trasmetterci tutto il dolore e la solitudine che si possono provare dopo un abbandono e soprattutto tutta l'euforia e l'estasi che si possono provare, invece, quando ci si innamora di una nuova persona. Cosa ancora più interessante è la poetica e l'estetica degli oggetti, da sempre chiodo fisso del regista, che qui vengono descritti e mostrati come degli elementi dotati di vita e importanti per l'umore dei loro possessori. Con strofinacci che piangono (in realtà gocciolano), scatolette di ananas che stanno per scadere (Abu ha deciso che smetterà di pensare alla donna che l'ha lasciato quando scadranno tutte le sue scatolette di ananas il giorno del suo compleanno), infradito che galleggiano per la casa, peluche intristiti dalla partenza della donna amata e via dicendo, i due protagonisti maschili risalgono la china della loro sofferenza trovando conforto non solo nelle cose che li circondano, ma anche e soprattutto nell'interesse verso altre due figure femminili davvero molto particolari e intriganti.
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