mercoledì 11 marzo 2009

Recensione L'ANGELO STERMINATORE

Recensione l'angelo sterminatore




Regia di Luis Buñuel con Jacqueline Andère, Silvia Pinal, Enrique Rambal, Claudio Brook

Recensione a cura di amterme63 (voto: 10,0)

Siamo sicuri di essere veramente liberi nel nostro modo di vivere? Possiamo comportarci ed esprimerci come ci pare, oppure dobbiamo ubbidire fin nei più piccoli gesti a una miriade di regole prefissate che ci danno la patente di "persona perbene"? In effetti vivere in una società vuol dire sottostare a un'infinita serie di restrizioni che alla lunga (e se sono troppo rigide) causano nevrosi, disagio e addirittura istinti di violenza e (auto)distruzione. È come se fossimo costretti nostro malgrado a vivere ammassati e prigionieri in una gigantesca stanza con tutte le conseguenze materiali e psicologiche che ha una forzata coabitazione fra gente di ogni tipo e carattere. Il bello è che sentiamo il disagio ma che non facciamo alcuno sforzo per capirlo e analizzarlo e soprattutto manca la benché minima volontà di uscire, ribellarsi o persino di fuggire. Siamo come prigionieri di sbarre invisibili costruite con il nostro cervello, con la nostra cultura.

Deve essere stata più o meno questa l'ispirazione che portò nel lontano 1962 Luis Alcoriza e Luis Bunuel a ideare "L'angelo sterminatore", un film capolavoro molto particolare. La storia abbonda sì di elementi simbolici e metaforici, ma allo stesso tempo costituisce un film di grande tensione emotiva, quasi un thriller. Si tratta insomma di uno dei rari casi in cui significati molto profondi e complessi si uniscono a una tecnica semplice ed efficace. Bunuel è riuscito qui nell'impresa di stimolare la riflessione senza annoiare.

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