venerdì 27 marzo 2009

Recensione LE LACRIME AMARE DI PETRA VON KANT

Recensione le lacrime amare di petra von kant




Regia di Rainer Werner Fassbinder con Margit Carstensen, Hanna Schygulla, Irm Herrman, Eva Mattes

Recensione a cura di pompiere (voto: 10,0)

Nel 1972 Fassbinder decise di adattare per il grande schermo un lavoro teatrale dal titolo "Le lacrime amare di Petra von Kant", scritto da lui e messo in scena l'anno prima.
La storia si svolge tra le quattro mura della camera da letto di Petra, una ricca disegnatrice di moda che vive con una segretaria tuttofare di nome Marlene. Tra le due donne si intuisce subito che esiste un rapporto di subordinazione e di servilismo, Marlene è oltretutto invaghita della sua padrona. A rendere la vicenda ancora più complicata sarà l'arrivo di Karin, una ragazza di origine proletaria risoluta e priva di soggezioni...

È interessante notare come, all'inizio del film, Petra si ponga subito in una posizione di comando rimproverando aspramente Marlene per aver aperto senza troppo riguardo le tendine della finestra e averla svegliata. Morbidissimo è al riguardo il carrello in arretramento di Fassbinder che svela pian piano l'enorme affresco di un Correggio occupante un'intera parete della camera di Petra e la protagonista soavemente assopita.
Petra viene dipinta in poco tempo come una donna indolente e ambigua: lascia parlare a vuoto sua madre al telefono, mentre si distrae bevendo la spremuta d'arancia mattutina e indossando una delle innumerevoli parrucche per improvvisare qualche sfacciato passo di danza con Marlene sulle note di "Smoke gets in your eyes".
Con l'arrivo dell'amica Sidonie il quadro caratteriale di Petra si arricchisce di ulteriori sfumature; attraverso i lunghi dialoghi intrapresi con la conoscente, apprendiamo del matrimonio fallito di Petra e della sua durata limitata. In quel periodo, favoleggia la padrona di casa, non sono mai esistiti litigi né rimpianti, tutto è stato costruttivo e vorrebbe far credere all'amica di aver vissuto quell'esperienza con la massima intensità e passione, senza alcuna freddezza. La paura di mostrarsi debole evidentemente è troppo insidiosa per la sua credibilità e per la sua fiera autonomia.
Durante queste sequenze appare evidente la matrice teatrale della pellicola; Fassbinder racchiude spesso le protagoniste all'interno di inquadrature dove i manichini usati dalla disegnatrice di moda restano ai lati dello schermo, quasi avessero preso il posto dei drappeggi di un palco di teatro.
A questo punto Petra si rivela come una persona molto dura, amara, che privilegia l'intelletto alle emozioni, sempre più soffocate e negate. Tanto è vero che anche la comprensione, la bontà e la compassione di Sidonie vengono rifiutate.

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