giovedì 5 marzo 2009

Recensione FINO ALL'ULTIMO RESPIRO

Recensione fino all'ultimo respiro




Regia di Jean-Luc Godard con Jean-Paul Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger, Jean-Pierre Melville, Henri-Jacques Huet, Van Doude, Claude Mansard, Jean-Luc Godard

Recensione a cura di A. Cavisi

Michel Poiccard è uno scavezzacollo che dopo aver rubato un auto viene fermato da due poliziotti per un sorpasso ad alta velocità. Pur di non passare i guai uccide uno di loro e scappa in una continua lotta alla sopravvivenza. Sul suo cammino si porrà la giovane Patrizia, studentessa americana a Parigi, che perdutamente innamorata di lui, lo seguirà ovunque fino a giungere ad un tragico epilogo.

Prima regia di Jean-Luc Godard, sceneggiato da Francois Truffaut e supervisionato da Claude Chabrol, "Fino all'ultimo respiro" (titolo originale "A bout de souffle") costituisce il vero e proprio inizio di quella corrente cinematografica che vide come protagonisti i maggiori esponenti dei Cahiers du cinema, chiamata Nouvelle vague. Corrente contraddistinta da una serie di caratteristiche molto particolari: sceneggiature quasi inesistenti e il più delle volte costruite giorno per giorno, recitazione improvvisata e nata dall'ispirazione momentanea degli attori che avevano quasi carta bianca nella gestione dei proprio personaggi, regia molto particolare aiutata anche da un montaggio caratteristico.
Tutto questo è "Fino all'ultimo respiro", grandissimo film che ha aperto la succosissima filmografia del regista francese, maestro di stile e di eleganza, ma anche narratore di storie apparentemente ordinarie, ma condite da elementi straordinari.
In questo caso abbiamo una sorta di poliziesco che ricalca i film di serie B americani appartenenti al genere e che prosegue sul filo delle citazioni (prima su tutte il grande omaggio ad Humphrey Bogart, del quale il giovane protagonista imita le smorfie e i movimenti, per essere un vero duro come è sempre stato il grande attore sullo schermo) e delle auto-citazioni (la ragazza fa la giornalista proprio come all'epoca Godard e ad un certo punto legge al suo amico un pezzo di un articolo dei Cahiers du cinema).

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