Recensione l'occhio del ciclone - in the electric mist
Recensione a cura di Anna Maria Pelella
Dave Robicheaux è un detective con problemi di dipendenza dall'alcol. Frequenta l'Alcolisti Anonimi e indaga sulla morte di una giovane donna. Per caso si trova a fermare per guida in stato di ebbrezza un attore, Elrod Sykes e l'uomo gli parla del ritrovamento delle tracce di un vecchio omicidio, sul set presso cui sta lavorando, conducendolo poi sul posto. Nel frattempo le indagini di Robicheaux si concentrano su un personaggio locale, Julie Balboni, che nega di aver mai conosciuto la vittima. Ma una vecchia foto, e la tenacia del detective, gli creeranno non pochi problemi. Intanto un vecchio generale della confederazione sembra prendere possesso dei sogni di Dave.
La Louisiana post Katrina non è un posto allegro. Soprattutto perchè piove spesso e le paludi del piccolo centro, in cui la storia è ambientata, non riescono a nascondere tutto il marcio. I morti sembrano emergere letteralmente dal fango, e quelli del passato finiscono per confondersi con quelli del presente. Un generale confederato, morto ormai da tempo, abita i sogni e i deliri alcolici di Dave, poliziotto non proprio immacolato, e dalla sgradevole tendenza a perdere le staffe. Le sue indagini procedono sbilenche e non sempre quello che finisce per trovare è quello che inizialmente stava cercando. E quando la sua tenacia comincia a mietere vittime dal lato sbagliato della barricata, Dave passa il segno e si mette fare cose di cui, in verità, lo intuiamo capace già dalle prime inquadrature.
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