Recensione a big bang love, juvenile
Recensione a cura di Anna Maria Pelella
Due giovani giungono contemporaneamente in prigione. Il più giovane, Jun, è barista in un bar gay, in cui ha conosciuto l'uomo che ucciderà. Il secondo, Shiro è un delinquente di vecchia data, che in passato aveva stuprato la moglie del direttore del carcere, la quale in seguito al fatto si era suicidata. Tra i due ragazzi nasce uno stranissimo rapporto di natura inizialmente affettiva, ma con forti connotazioni proiettive che porteranno a conseguenze disastrose.
In questo insolito e riuscitissimo lavoro Miike decide per una rappresentazione circolare degli eventi, scelta che gli vale una menzione a parte per l'originalità ed un'altra per la maestria registica che questa richiede. I fatti narrati sono in realtà assai semplici, ma noi avremo modo di accorgerci di questo solo alla fine, quando i giochi saranno fatti, le proiezioni ritirate e finalmente il non detto ci verrà mostrato.
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